SANT’Oggi. Martedì 16 novembre la chiesa celebra santa Gertrude di Helfta, santa Margherita di Scozia e san Fidenzio di Padova

SANT’Oggi. Martedì 16 novembre la chiesa celebra santa Gertrude di Helfta, santa Margherita di Scozia e san Fidenzio di Padova

SANT’Oggi. Martedì 16 novembre la chiesa celebra santa Gertrude di Helfta, santa Margherita di Scozia e san Fidenzio di Padova
a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 16 novembre la chiesa celebra santa Gertrude di Helfta, nacque a Eisleben (Germania) il 6 gennaio 1256, da una famiglia benestante. All’età di 5 anni, nel 1261, entrò nel monastero cistercense di Rodarsdorf, come si usava spesso in quella epoca, per la formazione e lo studio, dove poté imparare la letteratura, le arti e la musica. Gertrude è una studentessa straordinaria, impara tutto ciò che si può imparare delle scienze del Trivio e del Quadrivio, la formazione scolastica delle Arti liberali di quel tempo; è affascinata dal sapere e si dà allo studio profano con ardore e tenacia, conseguendo successi scolastici oltre ogni aspettativa. A 25 anni era la ragazza più istruita del monastero. Da studentessa SANT’Oggi. Martedì 16 novembre la chiesa celebra santa Gertrude di Helfta, santa Margherita di Scozia e san Fidenzio di Padovapassa a consacrarsi totalmente a Dio nella vita monastica, all’età di 26 anni: lo studio e la preghiera sono la sua attività principale. Intorno alla fine del 1280 una profonda crisi spirituale le rivelò in maniera drammatica che nella sua vita mancava qualcosa di essenziale, anche se non sapeva cosa fosse. Sperimentava “il silenzio di Dio”, la condizione più amara che può vivere un’anima cristiana. Dio non c’era. Nel vuoto della sua anima Gertrude lo cercava invano. Ma il 27 gennaio 1281 Dio ebbe pietà di lei e decise di porre fine ai suoi tormenti. Un giorno Gertrude stava attraversando il dormitorio quando le apparve all’improvviso un giovinetto, bellissimo, che le prese una mano e le promise di liberarla dalla sua angoscia. Da quel giorno la vita di Gertrude cambiò. La sua biografa indica due direzioni di quella che potremmo definire una sua particolare “conversione”: negli studi, con il passaggio radicale dagli studi umanistici profani a quelli teologici, e nell’osservanza monastica, con il passaggio dalla vita che ella definisce negligente alla vita di preghiera intensa, mistica, con un eccezionale ardore missionario. Gertrude trasforma tutto ciò in apostolato: si dedica a scrivere e divulgare la verità di fede con chiarezza e semplicità, grazia e persuasività, servendo con amore e fedeltà la Chiesa, tanto da essere utile e gradita ai teologi e alle persone pie. Alle preghiere e alle penitenze della regola monastica ne aggiunge altre con tale devozione e tale abbandono fiducioso in Dio, da suscitare in chi la incontra la consapevolezza di essere alla presenza del Signore. Nel febbraio del 1288 si ammalò gravemente, fu proprio la consapevolezza che la sua vita terrena non sarebbe stata lunga a spingerla a mettere per iscritto la rivoluzione che l’amore per Cristo aveva portato nella sua vita. Scrisse così le Revelationes. Gertrude non si riprese mai dalla malattia che la portò alla morte nel Monastero di Helfta (Germania). Morì il 17 novembre 1301, a 46 anni; patrona delle Indie Orientali.
SANT’Oggi. Martedì 16 novembre la chiesa celebra santa Gertrude di Helfta, santa Margherita di Scozia e san Fidenzio di Padova16 novembre: santa Margherita di Scozia, nacque intorno al 1046, probabilmente in Ungheria. Era nipote di Edmondo II, detto Fianchi di Ferro, e figlia di Edoardo, rifugiatosi in terra straniera per sfuggire a Canuto, usurpatore del trono d’Inghilterra. Sua madre, Agatha, sorella della regina d’Ungheria, discendeva dal Re Magiaro santo Stefano. Morto l’usurpatore Canuto, Edoardo ritornò in Inghilterra, quando Margherita aveva 9 anni, ma, dopo qualche tempo, la famiglia reale dovette fuggire ancora, questa volta in Scozia. Qui il re Malcom III chiese la mano di Margherita così a 24 anni, sedeva sul trono di Scozia. Da questo matrimonio nacquero 6 figli maschi e 2 femmine che Margherita educò amorosamente e cristianamente; due figli, infatti, Edmondo e Matilde furono, anch’essi, proclamati santi. Suo marito, Malcom III, non era né malvagio né violento, soltanto un pò rude e ignorante; non sapeva leggere, ma aveva un grande rispetto per la moglie istruita. Baciava i libri di preghiera che le vedeva leggere con devozione; chiedeva costantemente il suo consiglio. Ella non insuperbì per questo, ma si mantenne discreta, rispettosa e modesta. Margherita introdusse in Scozia, ancora poco civilizzata, gli elementi più raffinati della cultura continentale. Favorisce l’uso di stoffe pregiate e di stoviglia di qualità. Insegnò le buone maniere. Ingentilì la lingua con la diffusione del latino. Fu caritatevole verso i poveri, gli orfani, i malati, che assisteva e faceva assistere al Re. Per la Scozia non corsero mai anni migliori di quelli passati sotto il governo veramente cristiano di Malcom III e di Margherita, la quale, benvoluta dai sudditi, amata dal marito, venerata dai figli, dedicava tutta la sua vita al bene della sua anima e al benessere degli altri. Non avendo dolori propri, cercò di lenire quelli degli altri; non avendo disgrazie familiari o dinastiche, cercò di soccorrere i disgraziati; non conoscendo né miseria né mortificazioni, cercò di consolare i miseri e gli umiliati. Durante la malattia, che la portò successivamente alla morte, apprese che il marito Malcolm e il figlio maggiore Edward trovarono la morte alla Battaglia di Alnwick, contro Guglielmo detto il Rosso, del 13 novembre 1093 e fu il secondogenito Edmund a portarle la notizia. A Margherita, le condizioni di vita del tempo e il suo stile di vita austero l’avevano resa debole, secondo la tradizione ella morì tre giorni dopo a Edimburgo. Morì il 16 novembre 1093, a 50 anni.
SANT’Oggi. Martedì 16 novembre la chiesa celebra santa Gertrude di Helfta, santa Margherita di Scozia e san Fidenzio di Padova16 novembre: san Fidenzio di Padova, terzo vescovo della diocesi di Padova; le sue origini sono velate da mistero, ma con sempre più forza si fa spazio, fra le tante tesi, la convinzione di una provenienza dall’Europa Orientale. Il culto di san Fidenzio prende forma e vigore nel 964 d.C. quando, con una serie di eventi miracolosi, fu ritrovato il corpo a Polverana, paese non distante dalla città di Padova. Le Sante Spoglie furono nascoste, interrandole nella campagna della periferia di Padova, nel 602 quando la Curia padovana scappò dalla città verso Malamocco (Ve) a causa dell’arrivo dei Longobardi. Nel 774 l’alto clero patavino ritornò nella città di Padova e solo a ridosso dell’anno 1000 furono ritrovate le spoglie del santo. Nell’anno 964 due poveri contadini ricevono più volte l’ordine da una misteriosa voce, di recarsi a Padova dal vescovo Gauslino Transalgargo, e di riferirli che in un bosco nei pressi di Polverara giace il corpo di un santo. Gauslino, dapprima dubbioso, decide di recarsi in questo luogo, dopo che in preghiera aveva visto affiorare dal terreno l’arca di pietra dove riposa san Fidenzio. Recatosi a Polverara, mentre celebra la messa nel luogo indicatogli dai contadini, sente il terreno tremare sotto i suoi piedi. Allora in fretta ordina di scavare una fossa sotto l’altare, e dopo poco appare davanti ai loro occhi un’arca marmorea sulla quale sta scritto: “Corpus Beato Fidentius, vescovo et confessore”. Aperta l’urna si scoprono i resti di un venerando vecchio con i paramenti episcopali: era dunque la salma di san Fidenzio. Era il 18 maggio 964 e tutta Polverara era in festa. Il vescovo Gauslino, per onorare la sua cattedrale con il corpo di un santo, ordina che il corpo sia trasferito a Padova. L’arca marmorea viene dunque posta su una barca e per il vicino fiume parte per Padova. Giunti i barcaioli dove ora sorge la chiesa di Roncajette, si fermano per la notte, ma immersa nel buio della notte, la barca va alla deriva. Il mattino successivo si ritrovano inspiegabilmente al porto della città di Este. Infatti la notte la barca, come per qualche misterioso segno divino, era andata contro corrente. Allora la veneranda salma viene posta su un carro trainato da due buoi. Quando il carro giunge presso l’antica chiesa di san Tommaso, i buoi si rifiutano di proseguire. Il conducente, che in realtà era un angelo sotto forma di contadino, scompare, non prima di aver piantato un ramo, il quale fiorisce immediatamente e diventa un bellissimo rovere. La salma di San Fidenzio fu quindi posta nella cripta della chiesa. Venne appositamente il vescovo a celebrare la messa e ordinò un ampliamento della chiesa longobarda. Per ultima cosa ne cambio il nome: da San Tommaso apostolo a San Fidenzio vescovo.