
Napoli sembrava essersi scrollata di dosso la fama di città insicura, proponendosi con insistenza negli ultimi anni come meta turistica, attraverso una politica aggressiva e spesso criticata dai residenti stessi: un turismo low cost, fatto di babà, sfogliatelle e limonate a cosce aperte, che porta molto caos e poca ricchezza. Nonostante però si sia affermata come “paradiso dell’economicità” (e non paradiso dell’economia), i problemi, in alcuni periodi forse leggermente affievoliti, ora restano e anzi rimontano: tra una sfogliatella e l’altra il rischio di perdere il portafoglio ed il telefono è sempre molto alto.
Una testimonianza di ciò è l’evento del 9 Aprile 2025 capitato a me personalmente, che mi trovavo a Napoli dopo un lungo periodo fuori regione per recarmi al funerale del maestro Roberto De Simone, regista teatrale, musicista e musicologo, nonché direttore del teatro San Carlo dall’81 all’87 e del Conservatorio S.Pietro a Majella di Napoli successivamente. Via Duomo era blindata di macchine della polizia e la chiesa gremita di chi voleva porgere a Roberto l’ultimo saluto, vedendo una grande presenza di giovani, estimatori, giornalisti e le autorità politiche. Roberto ha dato tanto a Napoli con le sue idee e con la sua capacità di metterle in pratica e perciò la città dovrebbe essergli grata. Però, come se fossimo in un atto magico di quelli descritti nei suoi libri, dopo l’omelia, in via dei Tribunali, all’altezza del campanile cosiddetto del “porcellino”, ovvero della Basilica della Pietrasanta, mi scompare il telefono dalla tasca.
La cosa assurda è che il telefono risulta localizzato in via dei Tribunali n.224 da giorni, e talvolta viene riacceso dai malfattori, in quel caso mi arriva una notifica. I telefoni oggi, infatti, possiedono un localizzatore gps che funziona in background anche per diversi giorni dopo che il telefono è stato spento.
Dopo la denuncia fatta alla Polizia dei Decumani (momento che prendo molto alla napoletana, seguendo il detto “cuofono saglie, cuofono scenne“, qualcosa ogni tanto mi dovrà pur andar male), si procede successivamente alla segnalazione al 112, Carabinieri posti in via Medina.
Ma, nonostante il telefono sia localizzato, per ritrovarlo serve un mandato: esso si troverà insieme a chissà quanti altri telefoni, in un covo che, con una certa organizzazione, furta, smonta telefoni e ne vende i pezzi di ricambio. Essendo oramai molto protetti, infatti non è possibile rivenderli interi, l’unica cosa possibile è trarne un mediocre vantaggio economico dalla vendita dei pezzi di ricambio (circa 20-30 euro a telefono); questi pezzi di ricambio, però, anche un semplice vetro, tengono inciso su di essi il seriale del telefono, che, una volta segnalato come rubato sia alla casa di produzione (Apple nel caso di Iphone) che alla polizia, verranno immediatamente riconosciuti come illegali, perciò essi potranno essere montati solo attraverso circuiti non autorizzati (ed ecco perché molti centri di riparazione hanno l’aria di essere tutt’altro che affidabili: non è un’impressione casuale quella che avete).
Inoltre, intervistando alcune persone in via dei Tribunali, vengo a sapere che spesso i telefoni vengono ritrovati, in quanto, essendo bloccati, non sono granché utili a nessuno, e perciò riportati alla polizia servendosi di un corriere esterno. Una pagina brutta per Napoli, che, al mio ritorno a casa dopo lungo tempo fuori, mi accoglie in questo modo. Una casa che non è una casa, come un cane che mozzica il padrone per averlo abbandonato.
Ho forse abusato di alcune citazioni negli ultimi tempi (e non sono sicuramente l’unica ad averlo fatto), al punto da non poterne più di ripeterle, ma penso che sia doveroso farlo ancora una volta: per Benedetto Croce questa città era un paradiso abitato da diavoli, per La Capria, che raccolse l’eredità joyciana con il suo Ferito a morte, una città che ti ferisce o t’addormenta, e il ché risulta ancora terribilmente vero.
Ho visto davanti a me, più di una volta, ruote di auto tranciate su via Marina a turisti americani e sono stata testimonianza, nel tempo, di diversi furti, che di solito approfittano di momenti di distrazione delle persone e della confusione. Secondo molti, questi abilissimi borseggiatori sono esclusivamente napoletani e hanno un vero e proprio talento: non si tratta di persone comuni, perciò ci si può dare colpe relativamente per la disattenzione avuta, ed infatti ad esserne vittime sono anche i cittadini napoletani stessi, di solito ben allenati alle difficoltà del luogo.
Ma sarebbe davvero così difficile risolvere il problema alla base? Perché com’è capitato a me, capita e capiterà ancora (infatti, mi dicono in questura che non ero affatto la prima della giornata), il problema è forse da ricondurre a una certa farraginosità nelle leggi italiane che impediscono di prendere provvedimenti ad un evento così banale. E ripeto, tutto ciò non riguarda il danno al singolo, ma alla molteplicità di persone che incorrono nello stesso problema, subendo furti, visto che lì di sicuro non c’è solo il mio telefono.
Vi sembra giusto attirare le persone in una città proponendogli spritz per 2€ durante il periodo pasquale con l’intento poi di farli puliti? Premettendo che i furti possono avvenire ovunque, l’insicurezza di determinate zone viene confermata ed anche sembra sempre alta. Penso che Napoli, nel giocarsi questa partita, avrebbe dovuto essere più lungimirante, e non c’è ancora riuscita, a qualificarsi come città “salva”, a scrollarsi di dosso i pregiudizi che si porta dietro da sempre, e non ci riuscirà fino a quando non verranno risolte alcune situazioni, sia con le punizioni, le quali, ben vengano, che offrendo prospettive di vita migliori al delinquere. Mi dispiace dire cose impopolari ma, da innamorata della mia città quale sono sempre stata, non posso comunque esserne cieca ai difetti.
Per cronaca, il mio Iphone, a distanza di più di 20 giorni, risulta ancora a Via dei Tribunali 228 nei pressi di uno Star Minimarket ed è stato anche riacceso nel giorno di Pasquetta, 21 Aprile, inviando un allarme. Grazie eh. Il paradosso di una società ipertecnologica, in cui si potrebbe risolvere tutto, ma non si può comunque fare, sia per motivi burocratici che per altro.
I problemi vanno risolti, non dimenticati. Però, se proprio vogliamo dimenticarli – non si può risolvere tutto – non ci venite a dire che volete fare il turismo.
Valentina Guerriero
Uno scorcio della zona
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Note:
Basilica della Pietrasanta: leggenda vuole che qui il demonio, sotto forma di maiale, comparisse, fino a che non fu edificata la basilica per la Vergine Maria.