
Napoli. Clamorosa decisione della Corte d’Assise d’Appello nel processo per l’omicidio di Michele Della Gatta, ucciso nel 1999 a Castel Volturno. I giudici di secondo grado hanno assolto Michele Zagaria, ritenuto per anni il mandante del delitto. In primo grado, il boss dei Casalesi era stato condannato a 30 anni di reclusione. Ora, però, la Corte ha stabilito che “il fatto non sussiste”, ribaltando completamente il verdetto del giugno 2022 emesso dal gup Giovanni De Angelis.
Un cold case riaperto dai collaboratori di giustizia
Per oltre vent’anni l’omicidio era rimasto irrisolto. Le prime indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia si erano infatti concluse con un’archiviazione. La svolta è arrivata grazie alle dichiarazioni di pentiti eccellenti, tra cui Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco “Sandokan” Schiavone, e Antonio Iovine, anche lui ex vertice del clan oggi collaboratore di giustizia. Le loro testimonianze avevano portato alla riapertura dell’inchiesta e all’avvio del processo contro Zagaria.
Confermate le condanne per gli altri imputati
Restano invece invariate le condanne per gli altri protagonisti del processo. Trenta anni di carcere per Vincenzo Schiavone, detto “Petillo”, considerato figura apicale del clan. Pena definitiva anche per Antonio Iovine, condannato a 10 anni e 8 mesi, nonostante la sua collaborazione con la giustizia.
Un omicidio maturato nel contesto delle faide interne ai Casalesi
Il delitto di Della Gatta fu consumato in un lido del litorale domitio, in un periodo segnato da tensioni e regolamenti di conti interni al clan dei Casalesi. La vittima, secondo le indagini, era considerata vicina alla stessa organizzazione, ma evidentemente coinvolta in dinamiche che ne determinarono l’eliminazione.
L’assoluzione di Michele Zagaria, detenuto da anni in regime di 41-bis, rappresenta un passaggio cruciale e inatteso all’interno di uno dei filoni giudiziari più complessi e delicati nella storia della criminalità organizzata campana. Una sentenza destinata a far discutere.