
Il 9 giugno del 68 d.C. rappresenta una data cruciale nella storia di Roma: l’imperatore Nerone, ultimo discendente della dinastia giulio-claudia, si tolse la vita, segnando la fine di un’epoca e aprendo un periodo di instabilità per l’Impero.
Chi era Nerone
Nato a Roma nel 37 d.C. con il nome di Lucio Domizio Enobarbo, Nerone era figlio di Agrippina Minore, sorella dell’imperatore Caligola, e pronipote di Ottaviano Augusto. Divenne imperatore a soli 16 anni, succedendo a Claudio, che era stato suo patrigno e che, secondo voci mai del tutto confermate, Agrippina avrebbe fatto avvelenare per assicurare il trono al figlio.
I primi anni del suo regno furono relativamente positivi e moderati, grazie anche all’influenza del filosofo Seneca e del prefetto del pretorio Burro. Tuttavia, ben presto il giovane imperatore iniziò a manifestare tratti sempre più autoritari e instabili.
Nel 64 d.C., un devastante incendio ridusse in cenere gran parte di Roma. La leggenda vuole che Nerone abbia suonato la lira mentre la città bruciava — un’immagine probabilmente esagerata dai suoi oppositori. Resta il fatto che l’imperatore venne sospettato di essere il mandante del rogo per poter ricostruire Roma secondo un piano grandioso. In ogni caso, per sviare le accuse, diede inizio alla prima persecuzione dei cristiani.
Negli anni successivi, la politica di Nerone divenne sempre più sanguinaria: ordinò l’esecuzione della madre Agrippina, della moglie Ottavia, di molti senatori e cavalieri. Allo stesso tempo, si dedicava a spettacoli pubblici, gare di poesia e di canto, suscitando lo sdegno dell’aristocrazia romana che vedeva in lui un sovrano indegno.
Il malcontento crebbe tra i militari e i governatori delle province. Nel 68 d.C., scoppiarono rivolte in Gallia (guidata da Vindex) e in Spagna (dove il governatore Galba fu proclamato imperatore).
Isolato e abbandonato dai pretoriani, privato del sostegno del Senato, Nerone fu dichiarato nemico pubblico. Fuggì allora da Roma e si rifugiò in una villa del liberto Faone, lungo la via Salaria. Qui, resosi conto che la cattura era imminente e che lo attendeva una morte umiliante, decise di togliersi la vita con l’aiuto del suo fedele segretario Epafrodito.
Secondo le cronache, le sue ultime parole furono:
«Qualis artifex pereo!»
“Che grande artista muore con me!”
Il suo suicidio avvenne proprio il 9 giugno del 68 d.C.
Con la morte di Nerone si concluse la dinastia giulio-claudia, inaugurata da Augusto oltre un secolo prima. Si aprì un periodo di forti tensioni noto come l’anno dei quattro imperatori: tra il 68 e il 69 d.C., si susseguirono rapidamente Galba, Otone, Vitellio e infine Vespasiano, che riuscì a restaurare l’ordine e a fondare la dinastia flavia.
La figura di Nerone è rimasta avvolta nel mito. Se da un lato viene ricordato come un tiranno crudele e folle, altre fonti sottolineano il suo amore per le arti e la sua volontà di trasformare Roma in una capitale della cultura.
La verità, come spesso accade, probabilmente sta nel mezzo. La sua tragica fine rimane comunque un punto di svolta nella storia dell’Impero romano.