
Il 1° giugno 1938 segna una data cupa nella storia della Germania nazista: in quel giorno, Heinrich Himmler, Reichsführer delle SS e uno dei principali responsabili della politica repressiva del regime, emanò un ordine che avrebbe portato alla deportazione sistematica di gruppi considerati “asociali” dal Terzo Reich.
Con questa direttiva, il regime nazista intensificava ulteriormente la propria ossessione per la “purezza” della società tedesca, allargando il raggio della persecuzione non solo contro gli ebrei e gli oppositori politici, ma anche contro chiunque fosse etichettato come elemento indesiderabile o deviante.
I bersagli principali di quest’operazione erano:
Rom e Sinti, già da tempo vittime di discriminazione e controllo.
Vagabondi e senza fissa dimora, accusati di vivere ai margini dell’ordine sociale.
Prostitute e lenoni (sfruttatori della prostituzione), considerati moralmente corrotti.
Alcolisti cronici e altre persone definite “lavoratori abituali non affidabili” o “incapaci di adattarsi”.
Con il pretesto di tutelare la “sanità morale” e il “decoro” della società tedesca, migliaia di persone vennero rastrellate e inviate nei campi di concentramento, come Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. Per la maggior parte di loro, questi trasferimenti equivalevano a condanne a vita o alla morte lenta.
La logica della “società razziale”
Questa politica rientrava nella più ampia visione nazista di una “comunità nazionale omogenea” (Volksgemeinschaft), depurata da ogni elemento ritenuto non conforme agli ideali del regime. Gli “asociali” venivano marchiati con un triangolo nero cucito sulla divisa da campo: un simbolo tristemente emblematico della loro esclusione.
Un genocidio meno conosciuto
In particolare, per la popolazione Rom e Sinti, questa data segnò l’inizio di una persecuzione che avrebbe portato al Porrajmos — il genocidio dei Rom — di cui ancora oggi si parla troppo poco rispetto alla Shoah. Si stima che almeno 500.000 Rom e Sinti siano stati uccisi dai nazisti e dai loro alleati.
Ricordare per non dimenticare
L’ordine di Himmler del 1° giugno 1938 rappresenta un esempio drammatico di come l’ideologia dell’odio possa spingersi a perseguitare anche i più vulnerabili ed emarginati.
Ricordare questa data significa difendere oggi i diritti umani e rifiutare ogni tentativo di stigmatizzazione e discriminazione sociale.