SANT’Oggi. Sabato 18 marzo la chiesa celebra san Cirillo di Gerusalemme, sant’Edoardo II d’Inghilterra e san Salvatore da Horta,

SANTOggi. Sabato 18 marzo la chiesa celebra san Cirillo di Gerusalemme, sant’Edoardo II d’Inghilterra e san Salvatore da Horta,

a cura di don Riccardo Pecchia.
Oggi 18 marzo la chiesa celebra san Cirillo di Gerusalemme, nacque a Gerusalemme (Israele) verso il 315, da genitori cristiani e ricevette un’ottima formazione letteraria; fu questa la base della sua cultura ecclesiastica, incentrata nello studio della Bibbia. Avendo ricevuto un’educazione cristiana, fu ordinato sacerdotSANTOggi. Sabato 18 marzo la chiesa celebra san Cirillo di Gerusalemme, sant’Edoardo II d’Inghilterra e san Salvatore da Horta,e da san Massimo III verso il 345 e si dedicò preparare i catecumeni al battesimo. Sono famose le sue 24 Catechesi, discorsi che sono arrivati fino a noi: i primi 19 sono spiegazioni della dottrina cristiana, tenuta durante la Quaresima nella basilica di Costantino della Santa Croce ai catecumeni che si stavano preparando al battesimo nella notte di Pasqua, i rimanenti discorsi sono spiegazioni dei sacramenti cristiani che i neobattezzati hanno ricevuto dopo Pasqua nella Anastasis, o chiesa della Resurrezione. Molto incline al dialogo e alla riconciliazione, partecipò alle dispute teologiche più importanti della sua epoca. Sulla disputa cristologica (la natura di Gesù Cristo), egli abbracciò la corrente di Eusebio di Cesarea, che si situava in una posizione mediana tra la teologia di sant’Atanasio di Alessandria (che fu accettata dalla Chiesa), e quella di Ario. Gli ariani non la accettavano, Atanasio sosteneva la consustanzialità (stessa natura del Padre), mentre Eusebio e Cirillo erano per una posizione dove Cristo era definito ὅμοιος (homoios, simile al Padre). Cirillo esercitò il suo ministero in una città che, dopo molti anni di violenze e di soprusi, tornava a suscitare l’interesse dei potenti. La madre dell’imperatore, Elena, vi si era recata nel 323, mentre nel 335 lo stesso imperatore Costantino fece erigere la basilica del Santo Sepolcro, che vide in seguito Cirillo operare e predicare. Cirillo venne nominato vescovo nel 347 da Acacio vescovo di Cesarea di Palestina, filoariano, convinto di avere in lui un alleato. Fu, perciò, sospettato di avere ottenuto la nomina episcopale mediante concessioni all’arianesimo. Tra i due sorsero forti attriti, sia per questioni amministrative che per questioni teologiche. Questi dissidi sfociarono nella condanna all’esilio, formulata da un concilio indetto dal patriarca Acacio nel 358: Cirillo venne accusato di aver dilapidato i beni della città santa; in realtà il santo vescovo, in un tempo di estrema miseria, aveva semplicemente venduto, per soccorrere i poveri, vasi e ornamenti della sua diocesi. Si ritirò a Tarso, dove fu caldamente ricevuto dal semi-ariano Silvano e dove rimase in attesa della risposta al suo appello. Due anni dopo, nel 359, il Concilio di Seleucia, composto da semi-ariani, ariani e un piccolo numero di ortodossi, lo riabilitò. Cirillo era presente e Acacio, con grande disappunto, se ne andò sdegnato ma anche quando, ripensandoci, tornò per difendersi, il concilio ratificò il reinsediamento di Cirillo e la deposizione di lui. Appena un anno dopo, questa volta ad opera dell’Imperatore Costanzo II, anch’egli filoariano, venne di nuovo esiliato. Con l’avvento al potere di Giuliano nel 361, tutti i vescovi esiliati furono riammessi alle loro cariche. Nel 367 venne di nuovo esiliato; poté tornare nella sua sede solo nel 378. Nel 381 partecipò al Concilio di Costantinopoli, che riconobbe la legittimità del suo episcopato, e sottoscrisse la condanna dei semi-ariani e dei macedoniani, negatori del carattere divino di Cristo e dello Spirito Santo. Anche Cirillo sottoscrisse la definizione di Cristo come ὁμοιούσιος (homoiousios, simile nella sostanza al Padre), convinto che questa fosse l’unica accettabile. Quando finalmente venne raggiunta, per lui e per la propria Chiesa, una chiara presa di posizione dopo un’intera vita spesa a ragionare e ponderare quale fosse la vera sostanza del Cristo, poté trascorrere gli ultimi anni in serenità. Mori a Gerusalemme il 18 marzo del 387, a 70 anni circa
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SANTOggi. Sabato 18 marzo la chiesa celebra san Cirillo di Gerusalemme, sant’Edoardo II d’Inghilterra e san Salvatore da Horta,18 marzo: sant’Edoardo II d’Inghilterra, nacque nel 962, conosciuto anche come Edoardo il Martire. Era figlio del re sant’Edgaro il Pacifico e di Etelfleda, prima moglie, che morì non molti anni dopo la sua nascita, avvenuta all’incirca nel 962. Ricevette il battesimo dal celebre san Dunstano, titolare della sede arcivescovile di Canterbury e primo ministro reale. Alla morte di Edgaro, il malcontento di alcuni cavalieri portò al tentativo di incoronazione del piccolo Etelredo, nato dal secondo matrimonio con la regina Elfrida d’Inghilterra. Questa possibilità si scontrò però con l’opposizione del santo vescovo, che preferì incoronare egli stesso Edoardo II quale nuovo sovrano l’8 luglio 975. Tuttavia il consenso nei confronti di Edoardo fu maggiore rispetto a quello per Etelredo e anche san Dunstano si schierò dalla sua parte, tanto che la nomina fu confermata dal Witan (assemblea dei consiglieri). Edoardo, visse una vita in piena ortodossia, buona e santa. Inoltre, amava soprattutto Dio e la Chiesa. Era generoso con i poveri, un campione della fede in Cristo ed era pieno di tolleranza virtuosa. Quando Edoardo salì al trono, una carestia violenta stava sconvolgendo il regno e continui attacchi venivano operati contro i monasteri da parte dei nobili che avevano ricevuto i loro titoli dal padre Edgardo d’Inghilterra. Alcuni di questi monasteri vennero distrutti, e i monaci costretti a fuggire. Il Re e san Dustano tuttavia si levarono a favore della Chiesa e dei monasteri. Per questo alcuni nobili tramarono di cacciare Edoardo a favore del fratello Etelredo. Il tragico evento si consumò presso il castello di Corfe Castle nel Dorset, residenza di Etelredo ed Elfrida, ove Edoardo fu convocato dal fratellastro in seguito ad una battuta di caccia. Separatosi dagli altri andò da solo nel castello. Mentre era ancora in sella, Elfrida gli offrì una tazza di idromele, e subito la matrigna ordinò di coglierlo di sorpresa con una pugnalata. Spronato con urgenza il cavallo, un piede di Edoardo scivolò dalla staffa ed egli, caduto di sella, rimase ancorato solo più con un piede all’animale, che lo trascinò per un lungo tragitto. Etelredo aveva solo 10 anni e non venne implicato nell’omicidio. Morì il 18 marzo 978.

SANTOggi. Sabato 18 marzo la chiesa celebra san Cirillo di Gerusalemme, sant’Edoardo II d’Inghilterra e san Salvatore da Horta, 18 marzo: san Salvatore da Horta, nacque a Santa Coloma de Farners (Spagna) nel dicembre 1520, da famiglia poverissima. Rimasto orfano dei genitori si trasferì a Barcellona, dove in un primo momento apprese e si dedicò al lavoro di calzolaio, per mantenere se stesso e la sorella Blasia. Appena quest’ultima si sposò, il giovane poté attuare il desiderio di dedicarsi alla vita religiosa. La sua vocazione religiosa venne risvegliata da un breve soggiorno presso il monastero benedettino di Santa Maria de Montserrat, in seguito a cui, il 3maggio 1541, entrò nel convento dei Frati Minori di Santa Maria del Gesù di Barcellona e assunse il nome di fra Salvatore. Nel corso del suo anno di noviziato gli vennero assegnate le mansioni più umili, tra cui quelle di elemosiniere, aiutante cuoco, sacrestano, ortolano, portiere, infermiere. Nel 1542 Salvatore professò come frate francescano e venne destinato al convento dell’attuale località di Jesús, vicina a Tortosa, nel sud della Catalogna. Qui si verificarono le sue prime guarigioni miracolose, che cominciarono ad attrarre alle porte del convento schiere di pellegrini che turbavano la pace della comunità. Proprio questa condizione, che segnò tutta la vita del francescano, fu la causa di continui trasferimenti in vari insediamenti osservanti catalani, come Bellpuig d’Urgell, Lleida, Reus, o Girona. Tra tutti i soggiorni il più lungo fu quello presso il convento di Santa Maria degli Angeli di Horta de Sant Joan (Tarragona), in cui Salvatore risiedette dal 1547 al 1559. In questi dodici anni i suoi miracoli aumentarono e si consolidò, così, la sua fama di taumaturgo. Questa fama rese Salvatore scomodo agli stessi confratelli, tanto da provocare i suoi continui trasferimenti. I fatti che lo videro protagonista gli attirarono i sospetti del Tribunale dell’Inquisizione, che nel 1560 lo convocò a Barcellona per una denuncia, che si risolse in un nulla di fatto. Salvatore fu poi convocato alla corte di Madrid dal re Filippo II e la regina Isabella di Valois, desiderosi di conoscerlo in seguito alle notizie straordinarie che avevano ricevuto su di lui. Al ritorno dalla capitale il fraticello passò per Valencia su invito del giovane duca di Gandía, il futuro san Francesco Borgia, che richiese il suo aiuto ed il suo consiglio per risolvere il problema delle presunte manifestazioni di spiriti maligni presso il convento di clarisse della città. Tornato in Catalogna persisteva la questione delle folle di pellegrini che si riunivano alle porte dei conventi in cui risiedeva. Probabilmente fu questa la ragione per cui nel 1565 Salvatore venne trasferito al convento di Santa Maria di Gesù di Cagliari, dove giunse nel novembre 1565. Morì il 18 marzo 1567.