
AVELLINO – Con una votazione che ha segnato una netta spaccatura tra i sindaci dell’Irpinia, è stato approvato l’aumento del 30% delle tariffe dell’acqua per gli utenti serviti da Alto Calore Servizi. Il via libera è arrivato durante la seduta del Consiglio Distrettuale dell’Ente Idrico Campano (EIC), con 12 voti favorevoli, 4 contrari e 2 astenuti. Sette i sindaci assenti.
La decisione arriva in un contesto già critico, tra reti idriche vetuste, disservizi frequenti e un malcontento crescente tra i cittadini, molti dei quali si vedranno recapitare bollette più pesanti senza un corrispettivo miglioramento del servizio.
I sindaci favorevoli all’aumento
A sostenere la proposta di adeguamento tariffario sono stati:
- Michele Buonfiglio
- Gianluca Camerlengo
- Pasquale Carbone
- Giuseppe De Pasquale
- Vito Di Leo
- Michele Di Maio
- Germano Di Rienzo
- Tommaso Moscato
- Antonio Olivieri
- Beniamino Palmieri
- Alfonso Pescatore
- Simone Rozza
Con questi voti, è stata raggiunta la maggioranza necessaria per l’approvazione.
I sindaci contrari
A votare contro l’aumento sono stati:
- Gaetano Musto
- Paolo Spagnuolo
- Marcantonio Spera
- Michele Vignola
Una posizione netta, motivata da una forte opposizione a un provvedimento ritenuto “iniquo” e “insostenibile” per le famiglie già colpite da rincari generalizzati.
Astenuti
- Michele Boccia
- Emilio Salvatore
Una scelta di mezzo che ha comunque pesato sull’esito finale della votazione.
Assenti
- Vincenzo Bruno
- Antonio Corbisiero
- Rocco D’Andrea
- Lorenzo Melillo
- Nicola Moretti
- Alessandro Napolitano
- Antonio Spiniello
Una manovra “necessaria” per l’ente, ma che divide il territorio
Secondo i sostenitori del provvedimento, l’aumento si è reso inevitabile per scongiurare il collasso finanziario dell’Alto Calore e garantire l’accesso a fondi indispensabili per la riqualificazione della rete idrica. In ballo ci sarebbero oltre 140 milioni di euro in investimenti, più 50 milioni di ristori dalla Puglia, vincolati alla tenuta gestionale dell’ente.
Dall’altra parte, però, monta il malcontento. I comitati civici e diversi amministratori locali denunciano l’assenza di un piano chiaro di rientro, l’assenza di interventi strutturali concreti, e soprattutto la mancanza di tutele per le fasce deboli della popolazione.
Il timore diffuso è che i cittadini siano chiamati a pagare per anni di mala gestione, senza vedere reali miglioramenti.
Prospettive
Secondo quanto emerso, il rincaro sarà spalmato progressivamente da qui al 2029, ma il primo impatto sarà visibile già nei prossimi mesi. Cittadinanzattiva ha chiesto di ampliare le fasce agevolate di consumo da 40 a 70 m³ annui per le famiglie in difficoltà. Intanto, si preannunciano mobilitazioni e iniziative pubbliche in diversi comuni.
Il caso Alto Calore riapre dunque il dibattito sulla gestione dell’acqua pubblica in Irpinia: tra emergenze, rincari e responsabilità politiche, l’autunno si preannuncia caldo — e non solo sul fronte climatico.