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Il 23 novembre 1980, alle ore 19:34, un violentissimo terremoto colpì il Sud Italia devastando vaste aree della Campania, Basilicata e parte della Puglia. Con una magnitudo momento di 6.9, è ricordato come uno dei sismi più distruttivi della storia della Repubblica Italiana.
L’evento sismico
L’epicentro del terremoto fu localizzato tra i comuni di Conza della Campania, Sant’Angelo dei Lombardi e Lioni, nel cuore dell’Irpinia. La durata della scossa – oltre 1 minuto – rese il sisma eccezionalmente violento. Le vibrazioni furono percepite in tutta l’Italia centro-meridionale e fino ai Balcani.
Molti testimoni ricordano una lunga onda oscillatoria, seguita da un boato che sembrò provenire dalle viscere della terra. In pochi secondi interi centri abitati furono rasi al suolo.
Le conseguenze umane
Il bilancio ufficiale fu drammatico:
2.914 morti
oltre 8.000 feriti
circa 280.000 sfollati
Le vittime furono concentrate soprattutto in Irpinia e nell’alta Basilicata: paesi come Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Balvano, Conza, Teora, Laviano e Calitri subirono distruzioni tra il 70% e il 100% del tessuto urbano.
Particolarmente tragica fu la vicenda della chiesa di Balvano, dove il crollo durante una messa uccise decine di giovani e bambini.
I ritardi nei soccorsi
Una delle pagine più amare di quella tragedia riguarda la lentezza dei soccorsi. Le prime ore furono segnate da:
comunicazioni difficili o impossibili
strade interrotte da frane e crepe
mancanza di coordinamento
Molti paesi rimasero completamente isolati per più di 24 ore. Celebre l’appello di Sandro Pertini, presidente della Repubblica, che denunciò in diretta TV la lentezza dell’assistenza e sollecitò un intervento immediato dell’esercito.
La macchina della solidarietà
Nonostante le difficoltà, il Paese intero si mobilitò. Arrivarono:
volontari da tutta Italia
squadre della Protezione Civile (all’epoca ancora nascente)
aiuti internazionali da Europa, Stati Uniti e molti altri Paesi
La tragedia contribuì a far maturare l’idea di un sistema nazionale di protezione civile più organizzato, che sarebbe poi stato istituito negli anni successivi.
La ricostruzione
La ricostruzione fu lunga e complessa. Oltre alla ricostruzione materiale, il terremoto sollevò questioni legate:
alla gestione dei fondi
alla burocrazia
al fenomeno della corruzione
al ruolo delle organizzazioni criminali nel controllo degli appalti
La ricostruzione completa richiese decenni, trasformando profondamente l’assetto urbanistico e sociale di molte comunità.
Memoria e significato
Il terremoto dell’Irpinia resta una ferita ancora viva nella memoria collettiva italiana.
Ha segnato un punto di svolta:
nella consapevolezza del rischio sismico
nella normativa edilizia antisismica
nell’organizzazione dei soccorsi
nella percezione nazionale delle fragilità del Mezzogiorno
Ogni anno, il 23 novembre, i comuni colpiti commemorano le vittime con cerimonie, camminate della memoria e il suono delle sirene alla stessa ora della scossa.
