Bollette non recapitate a Pietradefusi: il problema non è la burocrazia ma la scarsa conoscenza delle regole postali

Bollette non recapitate a Pietradefusi: il problema non è la burocrazia ma la scarsa conoscenza delle regole postali

(Riceviamo e Pubblichiamo). Il recente caso delle bollette non recapitate a Pietradefusi ha riacceso il dibattito sui disservizi postali nei piccoli comuni. Tuttavia, al di là delle lamentele generiche sulla burocrazia, il problema sembra essere ben più concreto: la mancanza di una toponomastica chiara e aggiornata, unita alla scarsa conoscenza delle norme che regolano il servizio universale postale.

Un lettore ci scrive ricordando che il servizio postale è disciplinato da decreti ormai in vigore da decenni e che, spesso, proprio le istituzioni locali – in primis i sindaci – ignorano o sottovalutano. Quando Poste Italiane invita i Comuni ad aggiornare la toponomastica, a numerare le abitazioni e a predisporre condizioni minime per il recapito (come cassette postali visibili con nomi e cognomi degli inquilini), la risposta è frequentemente evasiva: mancano i fondi oppure si minimizza la questione.

Ma la legge è chiara: ogni cittadino è obbligato a installare una cassetta postale su suolo pubblico, con generalità leggibili. In assenza di questi requisiti, il portalettere non può che notificare come “irreperibile” o “sconosciuto” il destinatario. Nei piccoli centri del Sud, dove spesso le lettere vengono consegnate “a conoscenza” dal postino locale, il problema si acuisce: se l’addetto venisse sostituito da un collega proveniente da un’altra zona, privo di riferimenti, il recapito diventerebbe impossibile.

Ecco perché non si tratta di burocrazia inutile, ma di mancanza di informazione e responsabilità istituzionale. Il sindaco, che utilizza denaro pubblico per le spedizioni, avrebbe il dovere di sensibilizzare i cittadini sul funzionamento del recapito postale e, contemporaneamente, assicurare che le bollette vengano spedite nel pieno rispetto della legge.

Al contrario, l’assenza di toponomastica e di numerazione civica adeguata non fa che generare disservizi, sprechi di risorse e un senso di inefficienza che si ripercuote su tutti.

La riflessione è chiara: prima di parlare di burocrazia, occorre parlare di ignoranza delle norme. Un’ignoranza che, se riguarda le istituzioni, diventa ancor più grave, perché si traduce in denaro pubblico sprecato e cittadini lasciati senza un servizio essenziale.

Armando Cuomo