DOMICELLA. Luigi Lavagna, il sogno spezzato a 34 anni: da un salvataggio miracoloso alla solitudine della fine

DOMICELLA.  Luigi Lavagna, il sogno spezzato a 34 anni: da un salvataggio miracoloso alla solitudine della fine

A volte il destino sembra voltarsi con crudele velocità. In meno di 48 ore, la vita di Luigi Lavagna, 34 anni, è passata dal miracolo alla tragedia. Salvato da un arresto cardiaco in strada grazie al pronto intervento di tre cittadini, tra cui il sindaco di Domicella, il giovane è poi morto da solo tra le mura della sua abitazione. Una storia che ha scosso profondamente la piccola comunità della Bassa Irpinia e che oggi lascia più domande che risposte.

Luigi era un giovane uomo segnato da una vita non facile. Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, aveva attraversato fasi complesse, tra problemi con la giustizia e un periodo in comunità. Ma aveva anche mostrato una determinazione rara nel cercare di riscattarsi: aveva scritto un libro dal titolo “Il Diritto Penale italiano, la Repubblica promuove la cultura e la Ricerca”, dedicato alla memoria del brigadiere Gabriele Vitale. Una pubblicazione che, con uno stile personale e insolito, citava persino un incontro con la First Lady americana Melania Trump. Un’opera che rifletteva il desiderio di Luigi di trovare senso, riconoscimento e forse perdono attraverso la cultura.

La sua esistenza solitaria – in una casa modesta di Domicella, mentre la madre era ricoverata e il padre viveva altrove – lo rendeva una figura discreta e fragile. E proprio in quella fragilità si è consumata la sua ultima battaglia.

Giovedì mattina, mentre era in auto, Luigi ha accusato un malore e ha perso il controllo del mezzo, finendo contro un muro. A soccorrerlo sono stati due passanti e il sindaco Antonio Corbisiero, presenti per puro caso. Avevano appreso le manovre di primo soccorso durante un corso comunale: quelle conoscenze si sono rivelate decisive. Luigi, in arresto cardiaco, è stato rianimato prima dell’arrivo dell’ambulanza, poi portato d’urgenza al Pronto Soccorso di Nola.

Ma ciò che avrebbe potuto segnare una rinascita si è invece rivelato l’ultima illusione. Dopo poche ore, contro il parere dei medici, Luigi ha firmato le dimissioni ed è tornato a casa. Una decisione che forse nascondeva più stanchezza che incoscienza. La sera stessa, dopo l’ultima comunicazione alle 21:15, il silenzio. Il sindaco, preoccupato, ha chiesto aiuto a una vicina di casa che aveva le chiavi. La scoperta è stata straziante.

«Luigi era un ragazzo gentile, umano, ma profondamente fragile», ha raccontato il sindaco Corbisiero, visibilmente scosso. «Aveva problemi di salute da tempo, anche cardiaci, ma tendeva a trascurarsi. Non si fidava degli ospedali, rifiutava le cure. Forse si è sentito abbandonato, forse voleva solo tornare in un luogo che gli era familiare. Ma è triste pensare che nessuno sia riuscito a proteggerlo fino in fondo».

Quella di Luigi è una storia che parla non solo di un singolo destino spezzato, ma di un’intera società che troppo spesso lascia soli i più vulnerabili. E oggi, nel silenzio di Domicella, resta un grande interrogativo: si poteva fare di più?