AVELLA. “Ninuccio”, il giorno dell’addio. Don Riccardo: “Il nostro amico Ninuccio ha avuto un posto importante nella mia e vostra esistenza”

AVELLA. Ninuccio, il giorno delladdio. Don Riccardo: Il nostro amico Ninuccio ha avuto un posto importante nella mia e vostra esistenza

Un addio come si fa ai grandi uomini quello che oggi Avella ha voluto tributare a Carmine Palma, meglio conosciuto come “Ninuccio”, morto a  49 anni per un malore improvviso. Tanta partecipazione di folla proveniente anche dai comuni limitrofi nonostante la giornata piovosa e autunnale. Tutti a stringersi intorno alla madre Franceschina infranta dal dolore e alla sorella Luigia e al fratello Guerino. In prima fila non poteva mancare chi con lui trascorreva tanto tempo, Enzo Alaia che non è riuscito a trattenere le lacrime, Ninuccio era il suo braccio destro, il suo portafortuna, infatti il giorno della sua elezione a Consigliere Regionale  fino all’ufficializzazione non lo aveva mollato per un momento, come in tutte le altre battaglie politiche affrontate dal consigliere regionale. Era semplicemente l’amico fidato. La chiesa del Convento gremita con persone che non hanno trovato posto  e molte hanno assistito in piedi  l’omelia del sacerdote  avellano Riccardo Pecchia.

AVELLA. Ninuccio, il giorno delladdio. Don Riccardo: Il nostro amico Ninuccio ha avuto un posto importante nella mia e vostra esistenzaDon Riccardo ha ricordato che: “Davanti alla morte di una persona cara, una persona conosciuta e amata, la nostra reazione è simile a quella di Maria, la sorella di Lazzaro, che osa rimproverare Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Sono parole gridate. Sono parole che raggiungono il nostro disagio, il nostro dolore quando veniamo privati della presenza di una persona che amavamo. C’è una ferita che fa sanguinare il nostro cuore e che fa sgorgare il nostro pianto: è la stessa cosa che accadde a Gesù che si «commuove profondamente» per la morte dell’amico. Il nostro amico Ninuccio dal quale oggi prendiamo congedo ha avuto un posto importante nella mia e vostra esistenza e io provo una profonda tristezza nel pensare che non potrò più godere della sua presenza, della sua simpatia disarmante, della sua educazione. Sento, tuttavia, che non posso, non possiamo fermarci a registrare ciò ci passa per l’anima. Di fronte alla morte la Chiesa ci invita a pronunciare una parola di speranza che rischiari ciò che ci sta accadendo. È una parola di fede, di fede nella vita. Non possiamo negare la morte: i suoi effetti sono sotto i nostri occhi. La pena e la sofferenza che proviamo ne sono le naturali conseguenze. Ma non vogliamo neppure fermarci a questo. Dobbiamo guardare oltre, più lontano, per cogliere la vita che irrompe grazie alla morte e alla risurrezione di Cristo, il prefazio dei morti cosi descrive questo passaggio: la vita non è tolta, ma trasformata. Confessiamo, dunque, la nostra fiducia nel Dio dei viventi, il Padre di ogni misericordia. Confessiamo il dono che ci viene fatto attraverso il suo Figlio Gesù che ha attraversato per noi le regioni della morte per strapparci al suo potere. Confessiamo l’azione dello Spirito Santo che fin d’ora ci fa partecipare alla vita eterna. È una parola di speranza perché le promesse di Dio si realizzano. Ninuccio non rivivrà più su questa terra, noi non vedremo più il suo volto, né sentiremo più la sua voce. E tuttavia un giorno, alla fine dei tempi, egli ritroverà una pienezza inondata di luce, di gioia e di pace. È una parola d’amore che ci guida a cogliere il posto decisivo e prevalente che occupa l’amore all’interno di una vita, trasformandola in qualcosa di bello e di grande per Dio e per gli altri. Questo amore non può venire bloccato, reciso per sempre perché costituisce la parte più preziosa e nobile della nostra avventura, ciò che permane, continua, quando si conclude la nostra vicenda terrena. Ninuccio resterà per sempre nei nostri cuori, nei nostri ricordi. Il potere che Gesù manifesta, richiamando l’amico Lazzaro in vita, è in fondo il potere dell’amore, che chiama Ninuccio e ognuno di noi ad entrare in quel mondo in cui il disegno del Padre celeste arriva alla sua piena realizzazione. Signore, ti chiediamo per il nostro amico Ninuccio di purificarlo dalle tracce dell’umana fragilità e dona a noi suoi amici e parenti la gioia di ritrovarlo nella luce del tuo Regno d’amore e di pace”.

Dopo la celebrazione religiosa inizia l’ultimo  viaggio di Carmine, con l’attraversamento di Corso Vittorio Emanuele dove era conosciuto e amato da tutti. Buon viaggio Carmine