SANT’Oggi. Domenica 2 ottobre la chiesa celebra i Santi Angeli custodi e beato Antonio Chevrier

SANT’Oggi. Domenica 2 ottobre la chiesa celebra i Santi Angeli custodi e beato Antonio Chevrier

SANT’Oggi. Domenica 2 ottobre la chiesa celebra i Santi Angeli custodi e beato Antonio Chevrier
a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 2 ottobre la chiesa celebra i Santi Angeli custodi, la Chiesa cristiana primitiva ereditò il concetto di “angelo” dal mondo ebraico, in cui l’esistenza di un anello intermedio fra Dio e l’uomo era garante della trascendenza divina e la presenza di una “corte” di angeli attorno a Dio era una necessaria conseguenza della sua maestà regale. Nello stesso ambiente precristiano era anche comune assegnare agli angeli il controllo dei fenomeni naturali (ad esempio il gelo, la neve e altri fenomeni) e in particolare identificare gli angeli con le stelle fisse e gli arcangeli con i sette astri mobili (cinque pianeti più il sole e la luna). Fra i compiti degli SANT’Oggi. Domenica 2 ottobre la chiesa celebra i Santi Angeli custodi e beato Antonio Chevrierangeli ben documentati nell’Antico Testamento vi era quello di guidare e proteggere l’uomo. Altro ruolo degli angeli descritto dall’Antico Testamento è quello di essere messaggeri di Dio per l’uomo. L’idea di uno spirito inviato dalla divinità a sorvegliare gli esseri umani o a comunicare loro la volontà divina, era già presente anche nella filosofia greca antica e nello stesso Platone nel suo libro Fedone. L’idea, però, che ogni singolo uomo fosse affidato a uno specifico angelo, benché esplicitamente accennata, era molto meno diffusa. Essa si impose solo gradualmente nel cristianesimo primitivo e una delle prime esplicite affermazioni è quella sostenuta da san Basilio Magno: «Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore per condurlo alla vita». La fede negli angeli custodi è ribadita nel Catechismo della Chiesa Cattolica all’art. 380. Fino al V secolo nessun giorno particolare era dedicato agli angeli custodi, il cui ufficio cadeva il 29 settembre, in concomitanza con la festa di san Michele Arcangelo. L’uso di una festa particolare nacque a Valencia nel 1411, quando si istituì una festa per l’angelo protettore della città. Anche in Francia ci fu un’iniziativa simile. Durante il secolo successivo l’idea si diffuse dalla Spagna nel Portogallo e poi in Austria e nelle regioni italiane più influenzate dagli Asburgo. Già nel Cinquecento nacquero le prime “Compagnie dell’Angelo Custode”, che si diffusero ampiamente agli inizi del Seicento sotto l’influenza della pubblicazione di diversi trattati teologici e l’impulso di diversi ordini religiosi fra cui, ad esempio, i Padri Somaschi. La spinta decisiva venne da papa Paolo V, che in una bolla del 1614 assegnò specifiche indulgenze ai membri delle compagnie dell’angelo custode aggregate all’Arciconfraternita di Roma e che compissero particolari atti meritori. In parallelo alla diffusione della pietà popolare ebbe luogo il riconoscimento liturgico della festa. Nel “Messale Romano” di papa Pio V (1570) furono indicate quattro feste consacrate espressamente agli angeli, quelle dedicate agli angeli custodi (il 2 ottobre), all’arcangelo Gabriele, all’arcangelo Michele e all’arcangelo Raffaele. Soppressa da Pio V, la festa in onore degli angeli custodi fu ristabilita nel 1608 da papa Paolo V ed estesa alla Chiesa universale. Nel 1670 papa Clemente X la rese obbligatoria per tutta la Chiesa latina, sempre alla data del 2 ottobre.

SANT’Oggi. Domenica 2 ottobre la chiesa celebra i Santi Angeli custodi e beato Antonio Chevrier2 ottobre: beato Antonio Chevrier, nacque a Lione (Francia) il 16 aprile 1826, da una modesta famiglia. Fu educato cristianamente, in particolare dalla madre, che, sin dalla tenera età, ne curò la formazione religiosa. Con il consenso dei genitori, a 17 anni, entrò nella scuola per chierici di San Francesco di Sales, successivamente completò gli studi classici nel seminario minore dell’Argentière per poi passare, nel 1846, al seminario maggiore Sant’Ireneo di Lione, dove completò il corso di teologia. Nel primo anno di teologia pensò di entrare nelle Missioni Estere di Parigi anche se non riuscì a realizzare tale progetto, la preoccupazione missionaria restò in lui, dopo la sua ordinazione sacerdotale il 25 maggio 1850, accettò volentieri la nomina, rifiutata da altri, di vica¬rio nella nuova parrocchia di Saint André de La Guillotière, nel quartiere operaio, in mezzo ai poveri. Dopo essersi consultato con san Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, decise, attorno al 1860, di diventare il direttore spirituale della “Città di Gesù Bambino”, che si proponeva di incentivare la Prima Comunione nei bambini poveri e procurare l’alloggio ai miserabili. Antonio il 10 dicembre 1860 acquistò il “Prado”, che era un’antica sala da ballo situata presso la parrocchia di Sant’Andrea, ormai in rovina, chiamando l’istituzione “La Provvidenza del Prado”, qui stabilì l’opera della formazione catechistica dei giovani alla prima Comunione. Non potendo contare su preti già formati per compiere la missione dell’Istituto, Antonio decise di formarli lui stesso aprendo il noviziato a Saint André di Limonest e una scuola a la Roche. Nel 1865 mandò i suoi primi allievi alla scuola clericale della parrocchia di San Bonaventura e nell’ottobre 1866 li insediò al Prado. Pur lavorando al Prado, abitò nella Casa del Bambin Gesù per una ventina d’anni accogliendo fanciulli e poveri. Oltre a tutto questo lavoro, Antonio s’interessava anche per il ministero diocesano. Nel 1876 mandò a Roma i primi aspiranti perché vivessero insieme il lo¬ro ultimo anno di formazione. Il 25 maggio 1877, quattro di essi furono or¬dinati sacerdoti nella Basilica di San Giovanni in Laterano. L’opera sacerdota¬le era ormai veramente prospera. Nel 1877 la scuola per chierici contava più di cinquanta allievi e il numero dei sacerdoti aumentava sempre di più. Ma soltanto pochi compresero queste iniziative di Antonio e perciò molti amici lo spinsero a trasformare la sua piccola società in una congregazione la “Società dei Preti del Prado”. Antonio dedicò gli ultimi anni della sua vita al consolida¬mento delle opere da lui fondate, le quali in breve tempo raggiunsero un progressivo e rigoglioso sviluppo, confortato da un ampio consenso popolare e soprattutto dall’approvazione delle autorità ecclesiastiche. Un’ulcera allo stomaco minava intanto la sua forte fibra. Antonio sopportava tutte le sofferenza con pazienza e rassegnazione nella fede. Morì i1 2 ottobre 1879.