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Il 5 settembre 1972 lo sport mondiale fu sconvolto da uno degli episodi più drammatici della storia olimpica. Durante i Giochi di Monaco di Baviera, un commando di otto terroristi palestinesi appartenenti all’organizzazione Settembre Nero fece irruzione nel villaggio olimpico, prendendo in ostaggio undici membri della delegazione israeliana.
L’azione terroristica ebbe inizio all’alba: gli atleti e dirigenti israeliani furono sorpresi nei loro alloggi e immediatamente sequestrati. Due di loro furono uccisi nel corso del blitz iniziale, mentre gli altri nove furono tenuti in ostaggio. I terroristi chiedevano la liberazione di prigionieri palestinesi detenuti in Israele.
La vicenda si protrasse per ore sotto gli occhi del mondo intero. Le trattative si conclusero in modo drammatico nella notte, durante un tentativo di liberazione organizzato dalle forze speciali tedesche presso l’aeroporto di Fürstenfeldbruck. L’operazione si trasformò in una tragedia: tutti e nove gli ostaggi israeliani furono uccisi, insieme a un poliziotto tedesco e cinque dei terroristi.
Il bilancio finale fu devastante: 17 vittime e un trauma indelebile per i Giochi olimpici, che da quel momento non furono più considerati un luogo inviolabile di pace e fratellanza.
La strage di Monaco segnò un punto di svolta nella storia del terrorismo internazionale e nella gestione della sicurezza di grandi eventi sportivi. Le Olimpiadi furono sospese per 24 ore in segno di lutto, ma poi ripresero tra polemiche e dolore.
Ancora oggi, a più di cinquant’anni di distanza, il ricordo di quel 5 settembre resta vivo come monito contro la violenza e il fanatismo che, in quella tragica giornata, offuscarono lo spirito olimpico.
