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di Francesco Piccolo
C’erano ragazzi che nel pallone cercavano una via, un senso, un’identità.
E c’erano quelli per cui il pallone era semplicemente la vita.
Francesco Bianco, classe 1978, 1,74, di Mugnano del Cardinale, appartiene senza dubbio ai secondi. Uno che non pretendeva applausi, ma una maglia da onorare. Uno che in campo diventava un mastino, un “Gattuso del Mandamento”, sempre pronto a ringhiare su ogni pallone.
La sua storia comincia come tante, nei vicoli, nei rioni, tra i muretti consumati dai rimbalzi.
Comincia ngopp ’e seric, in Piazza Umberto I, dove i sogni erano più grandi del campo.
Gli inizi: la S.C. Malagà e il richiamo dell’Avellino
Il primo a credere in lui fu Angelo Monteforte, “’o mbrllin”, che lo portò a un torneo scolastico. Fu l’inizio di tutto.
Poi arrivarono i due anni alla S.C. MA.LA.GA Quadrelle (1989/90 e 1990/91), una vera scuola calcio, formativa e rigorosa, con Sergio La Cava, Andrea Ferullo e Paolo Mancaniello tra i punti di riferimento.
Il talento di Francesco non passa inosservato e l’Avellino lo mette sotto contratto:
• 1991/92 – Giovanissimi
• 1992/93 – Giovanissimi
• 1993/94 – Allievi Nazionali
• 1994/95 – Juniores Nazionali, poi passa in Primavera a metà anno, tre anni sotto età.
Nel 1995/96 resta in Primavera, ma vive un sogno: due panchine in Serie B, una a Venezia e una al Partenio contro la Reggiana di… Carlo Ancelotti.
Per un ragazzo di Mugnano, erano fotografie da incorniciare.
Solofra, Nazionale Dilettanti e lo scudetto con il Giugliano
Nel 1996/97 passa in prestito al Solofra, in Eccellenza.
In quell’anno indossa anche un’altra maglia prestigiosa: Nazionale Under 18 Dilettanti, per l’intera stagione.
Nel 1997/98 vola al Giugliano:
vittoria del campionato di Serie D + scudetto nazionale.
Un trionfo storico, il primo grande titolo della sua carriera.
Avellino, il professionismo e le battaglie del Sud
Nel 1998/99 l’Avellino gli offre un biennale.
Il club lo gira in comproprietà al Juveterranova Gela in C2.
Nel 1999/2000 l’Avellino lo riscatta alle buste: stagione intera al Partenio, conclusa con il secondo posto in Coppa Italia di Serie C.
Nel 2000/01 passa alla Turris (C2), poi a novembre alla S.N. Giuseppese in Serie D.
Seguono Sestrese, Sorrento e Ariano, sempre in D.
Ovunque lascia grinta, corsa, sacrificio.
Le tre Eccellenze consecutive: Bojano, Solofra, Ebolitana
Il suo DNA è quello del lottatore.
E in Eccellenza, Francesco Bianco fa semplicemente la differenza.
• Bojano – Campionato vinto + Coppa Italia regionale del Molise
• Solofra – Ancora protagonista
• Ebolitana – Altro campionato vinto
Tre Eccellenze di fila.
Una rarità.
Un marchio indelebile della sua carriera.
Ischia, Ercolanese, Real Ebolitana e l’ultimo giro
Gioca poi a Ischia, quindi all’Ercolanese, e infine torna alla Real Ebolitana, con cui:
• vince la Promozione,
• torna in Eccellenza,
• disputa altre due stagioni ai massimi livelli dilettantistici.
Poi decide di fermarsi.
Con la serenità di chi sa di aver dato tutto.
Caratteristiche tecniche
Centrocampista destro, anima difensiva, fisico da battaglia.
Duttile, affidabile, prezioso.
Usato ovunque: da vertice basso, mezzala di rottura, esterno di sacrificio e perfino terzino destro (30 partite così a Giugliano).
Un operaio del pallone, uno di quelli che piacciono ai compagni e fanno paura agli avversari.
La seconda vita: l’allenatore
Appese le scarpe, resta sul campo:
• Scuola Calcio Santa Filomena – 2 anni
• Allievi Nazionali U17
• Due anni di pausa
• Carotenuto (Promozione) – stagione interrotta dal Covid
• Carotenuto (Promozione) – Campionato vinto + Finale regionale di Coppa Italia (secondi)
• Carotenuto (Eccellenza) – fino a dicembre, poi dimissioni
Un percorso serio, professionale, ricco di competenza.
Di Francesco Bianco si ricorda…
• Il ragazzo ngopp ’e seric diventato calciatore vero con sacrificio e talento.
• L’uomo che ha vinto uno scudetto di Serie D, tre Eccellenze, una Promozione e una Coppa Italia regionale, senza mai perdere umiltà.
• Il guerriero silenzioso, esempio di professionalità, dedizione e cuore.
Io sono Francesco Bianco.
Ho corso, ho lottato, ho vinto.
E non ho mai smesso di rispettare questo gioco.
Appuntamento alla prossima puntata.













