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Qui non c’è filosofia, non c’è poesia e non c’è più nemmeno pazienza.
Il Movimento Zerospaccato nasce così, dal basso, dalla pancia della gente che è arrivata al limite della sopportazione.
E stavolta – diciamolo chiaro – la misura è colma.
Un percorso che spinge come un fiume in piena: lavoratori, studenti, casalinghe, artigiani, commercianti, agricoltori, professionisti, pensionati.
Tutti uniti da una cosa sola: la nausea per una politica che ha mollato il colpo, che ha lasciato territori interi in ginocchio, senza futuro, senza dignità.
Perché qui non parliamo di opinioni:
parliamo della sanità allo sfascio, dei trasporti da terzo mondo, degli anziani abbandonati, dei disabili ignorati, delle strade che crollano, dell’acqua che manca, delle campagne lasciate marcire, degli artigiani e negozianti strozzati.
E intanto la politica?
Chiacchiere, selfie, pacche sulle spalle e promesse che scadono prima ancora di essere dette.
È una vergogna. Una vergogna che si consuma ogni giorno sulla pelle della gente, mentre chi dovrebbe risolvere i problemi si limita a raccontare favole.
Ed è qui che arriva “Zerospaccato”:
non come l’ennesimo partitino da vetrina, ma come un urlo, un messaggio chiaro, un modo per sbattere in faccia al sistema tutta la delusione e la rabbia accumulata in anni di prese in giro.
Il Movimento invita tutti i cittadini che il 23 e 24 novembre andranno a votare per le regionali a fare una scelta precisa:
mettere il simbolo Zerospaccato sulla scheda, per dire una volta per tutte “basta, non ci prendete più in giro”.
Una forma di protesta, sì.
Ma soprattutto un atto di dignità.
Perché chi ha ancora un po’ di dignità non si fa comprare dal politico di turno con la promessa di turno.
E stavolta, lo sanno tutti:
il vento può cambiare solo se è il popolo a soffiare forte.
