Al Museo Irpino “Ombre e corpi”, la prima personale di Andrea Matarazzo

Al Museo Irpino “Ombre e corpi”, la prima personale di Andrea Matarazzo

Dal 12 al 26 luglio, un viaggio tra ombre, corpi e identità nell’arte visiva contemporanea

AVELLINO – Sabato 12 luglio, alle ore 17.30, si accendono i riflettori su una nuova tappa del ciclo Un anno di mostre al Museo: negli spazi espositivi del Museo Irpino, presso il Complesso Monumentale del Carcere Borbonico, verrà inaugurata “Ombre e corpi”, la prima personale del giovane artista avellinese Andrea Matarazzo, con la cura di Martina Valente e la collaborazione di Scuderi Editrice.

Un evento atteso, che segna l’ingresso ufficiale del trentacinquenne artista nel panorama espositivo istituzionale della sua città. L’inaugurazione vedrà la presenza dell’autore, della curatrice, dell’editrice Giovanna Scuderi, e della scrittrice Benedetta Roca, giovane architetto e poetessa, la cui raccolta “Non ci ho pensato” è stata illustrata proprio da Matarazzo. A moderare l’incontro sarà la giornalista del Corriere dell’Irpinia, Floriana Guerriero.

Un percorso tra luce, materia e anima

Forse le ombre parlano più di noi di quanto crediamo…” scrive Matarazzo, spiegando l’origine concettuale di un progetto che nasce da riflessioni intime sul corpo, l’identità e la sua rappresentazione. Ombra e luce si rincorrono nelle sue opere come presenze complementari, non più solo elementi visivi, ma metafore profonde dell’esistenza.

Il linguaggio visivo dell’artista – fatto di tratti istintivi, figure evanescenti e materia sedimentata – si offre come uno specchio fragile e intenso dell’animo umano. Lo conferma anche la curatrice Martina Valente, che descrive l’esposizione come:

Un fluire di gesti visivi e silenzi pittorici… dove l’ombra non è solo assenza di luce, ma una bellezza che pulsa sotto la pelle.

Chi è Andrea Matarazzo

Nato ad Avellino nel 1990, Matarazzo si avvicina presto al mondo dell’arte, nonostante un percorso scolastico tecnico. Il suo immaginario è da sempre attratto dal grottesco, dalle macchie, dai segni istintivi. Nel 2019 vince il concorso “I Giardini d’arte di Via Caravaggio” con l’opera “Innamorati con lo sguardo altrove”, riflessione acuta sulle relazioni nell’era digitale.

Nel 2020 espone al Castello Sforzesco di Milano con “Bruciando in un riflesso cartaceo” e presenta la performance “6.9”, dedicata al terremoto del 1980, entrando nel Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art (CAPPA). Oggi è cultore della materia in Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Napoli, seguito dalla docente Erminia Mitrano, sua mentore sin dagli esordi.

La mostra

“Ombre e corpi” è un racconto visivo che esplora l’ambivalenza dell’essere umano, attraverso un’estetica cruda ma profondamente poetica. Corpi che emergono e si dissolvono, ombre che rivelano verità nascoste. Ogni opera è una tappa di metamorfosi, un passaggio attraverso la memoria, il desiderio, la solitudine, il contatto.

È la figura – spiega Valente – a guidarci, ma è nelle pieghe, nei colori sabbiosi, nei vuoti sfumati, che si nasconde il senso più profondo: la ricerca di sé, nei propri occhi e in quelli dell’altro.