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La spirale della violenza domestica continua a mordere, e lo fa in silenzio, dentro quelle mura che dovrebbero essere rifugio e invece diventano trappola. Dal napoletano arriva l’ennesimo caso che racconta una storia di paura, sopportazione e sopravvivenza.
Una donna, già vittima in passato di gravi aggressioni , ha trovato il coraggio di denunciare anni di maltrattamenti, sostenuta da referti medici e verbali delle Forze dell’Ordine che confermano un quadro di violenze ripetute. Due volte, in momenti diversi, l’uomo le avrebbe rotto il naso, costringendola a sottoporsi a interventi chirurgici. Un calvario che non si è mai davvero interrotto.
L’ultimo episodio, il più violento, risale al 5 novembre a Brusciano, dove la vittima vive attualmente dopo aver lasciato Pomigliano d’Arco. L’uomo avrebbe nuovamente aggredito la compagna, provocandole traumi e lesioni giudicate guaribili in 30 giorni. Questa volta, però, la donna con lucidità e disperazione è riuscita a chiedere aiuto durante una videochiamata. Decisivo l’intervento della figlia, che ha supportato la madre nel segnalare la situazione alla Polizia, consentendo un soccorso immediato.
La vicenda è stata segnalata al deputato Francesco Emilio Borrelli (Alleanza Verdi e Sinistra), da sempre in prima linea contro la violenza domestica.
“Non parliamo solo di un fatto di cronaca, ma dell’ennesimo grido che squarcia il silenzio,” afferma Borrelli. “Questa donna è stata sfregiata due volte, costretta a ritirare precedenti denunce e a tornare nell’incubo. Adesso la figlia è riuscita a salvarla, ma è inaccettabile che la protezione dello Stato sia così fragile.”
Il deputato annuncia che seguirà il caso passo dopo passo, affinché l’aggressore venga immediatamente sottoposto a misure cautelari adeguate e affronti la giustizia senza sconti.
“Basta trattamenti di favore a uomini violenti. Chi maltratta deve essere fermato subito, senza possibilità di tornare tra le mura da cui ha cacciato il terrore,” prosegue. “Le vittime devono sapere che lo Stato è con loro: protezione immediata, pene severe, sostegno psicologico e materiale per riprendere in mano la propria vita. La nostra tolleranza per la violenza domestica è zero.”
Un caso che riaccende i riflettori su un’emergenza quotidiana, ancora troppo spesso raccontata solo quando è quasi troppo tardi.






