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Roma, 30 ottobre 1922 — Con un gesto destinato a cambiare il corso della storia italiana, Re Vittorio Emanuele III ha conferito l’incarico di formare il nuovo governo a Benito Mussolini, leader del Partito Nazionale Fascista. L’atto, firmato nel pomeriggio al Palazzo del Quirinale, pone fine alla crisi politica apertasi dopo la “Marcia su Roma” e segna l’inizio di una nuova era per il Paese.
La crisi del governo Facta
Nei giorni scorsi la tensione era salita alle stelle. Le “camicie nere”, guidate dai principali gerarchi fascisti, si erano mobilitate in massa, occupando sedi pubbliche e muovendo verso la capitale per chiedere la formazione di un governo guidato da Mussolini.
Il presidente del Consiglio Luigi Facta, di fronte alla minaccia di un colpo di forza, aveva predisposto lo stato d’assedio, ma il decreto è rimasto lettera morta: il re si è rifiutato di firmarlo, scegliendo di non opporre la monarchia all’avanzata fascista.
L’arrivo del “Duce” a Roma
Mussolini, rimasto fino all’ultimo a Milano, è partito questa mattina in treno per Roma. All’arrivo alla stazione Termini, il futuro capo del governo è stato accolto da una folla di sostenitori e da un imponente schieramento di forze dell’ordine.
Poco dopo, al Quirinale, ha ricevuto dal sovrano il mandato ufficiale di formare il nuovo esecutivo. “Vi porto l’Italia dei lavoratori, delle armi e dello spirito fascista” — avrebbe dichiarato Mussolini ai suoi, prima di avviarsi verso il palazzo reale.
Un governo di coalizione
Il nuovo gabinetto, che sarà presentato domani, includerà esponenti fascisti ma anche liberali, popolari e militari. Una formula che, nelle intenzioni del re, dovrebbe garantire stabilità e ordine dopo anni di disordini sociali e crisi parlamentari.
Tuttavia, dietro la facciata di un governo “di unità nazionale”, si intravede già la svolta autoritaria che nei prossimi anni avrebbe trasformato il regime parlamentare in dittatura fascista.
L’alba di un nuovo corso
La “rivoluzione fascista” si è dunque compiuta senza spargimenti di sangue, ma il prezzo politico sarà altissimo. In pochi anni, le libertà civili e democratiche verranno gradualmente eliminate, la stampa ridotta al silenzio e ogni opposizione repressa.
Quel 30 ottobre 1922, destinato a entrare nei libri di storia, segna l’alba del Ventennio fascista — un periodo che avrebbe profondamente segnato la nazione fino alla caduta del regime nel luglio 1943.
