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AVELLA (AV) – Un furto in abitazione, una scoperta inattesa e un’operazione di ritiro cautelare che ha svuotato un’intera fuciliera. È la storia di Pasquale Maietta, ex militare della Folgore e tiratore sportivo, che nell’ottobre 2023 si è visto portare via – questa volta per mano delle forze dell’ordine – un arsenale di tutto rispetto, regolarmente denunciato, ma custodito in circostanze giudicate “irregolari” dagli investigatori. Vicenda che si è conclusa, due anni dopo, con un’assoluzione piena in tribunale.
Il furto e il sopralluogo
L’11 ottobre 2023, Lorenzo Maietta, 75 anni, si presenta alla Stazione Carabinieri di Avella per denunciare un furto. Racconta che ignoti sono penetrati nella sua abitazione di via Dei Mulini, forzando cassaforte e fuciliera blindata, portando via denaro e alcune pistole appartenenti al figlio Pasquale, in quel momento al Nord per lavoro.
Il sopralluogo rivela un disordine evidente: cassaforte spalancata, fuciliera divelta e aperta, cristalliera adibita a deposito armi scassinata. All’appello mancano tre pistole – una Beretta cal. 9×21, una rivoltella Tanarmi cal. 22 LR e una Smith & Wesson cal. 38 Special – oltre a munizioni.
Ma tra un armadio e una scarpiera, i militari trovano anche un fucile a canne sovrapposte calibro 12, carico e con matricola abrasa, mai denunciato, in possesso di Lorenzo Maietta, già colpito da divieto assoluto di detenzione di armi dal 2019. Scattano le manette per detenzione illegale e ricettazione.
Il ritiro dell’arsenale
Il controllo amministrativo sulle armi di Pasquale porta a un’altra contestazione: tutto il materiale, pur regolarmente denunciato e custodito in armadi blindati, si trova nell’abitazione paterna (piano terra) e non in quella dichiarata (primo piano). Un dettaglio che, agli occhi degli investigatori, configurerebbe “omessa custodia” e “trasferimento illecito del luogo di detenzione”, aggravato dal fatto che il padre – persona interdetta – avrebbe avuto accesso alle chiavi.
Il 12 ottobre 2023 scatta così il ritiro cautelare di fucili semiautomatici Franchi e Breda, doppiette Bernardelli, carabine Winchester e Marlin, pistole Tanfoglio e molto altro, per un totale di oltre una dozzina di armi e centinaia di cartucce.
Dal rinvio a giudizio al processo
Dopo il ritiro cautelare, Pasquale viene iscritto nel registro degli indagati insieme al padre. Inizialmente assistito dall’avv. Francesco Pecchia, decide poi di affidarsi al penalista Angelo Pignatelli e al collega Pasquale Gatta, portando con sé memorie difensive che aveva redatto personalmente e depositato già in fase d’indagine.
Nell’udienza preliminare del 9 luglio 2024, Maietta rende spontanee dichiarazioni ribadendo la propria estraneità ai fatti, mentre Gatta conclude con richieste assolutorie. Nonostante ciò, il GUP dispone il rinvio a giudizio.
Il dibattimento in rito collegiale si apre il 10 gennaio 2025 e si chiude il 6 giugno 2025. In aula, accanto a Maietta, ci sono il fratello Carmine e Modestino Preziosi come testimoni, oltre ai carabinieri citati dalla difesa. Durante l’esame dell’imputato, emerge che nel fascicolo del Presidente Sonia Matarazzo non figurano le memorie difensive, sostituite da una rinuncia all’interrogatorio depositata anni prima dal precedente legale. Pignatelli recupera e consegna in udienza gli atti originali, rimasti fin lì negli uffici del PM.
L’assoluzione piena

Con sentenza n. 869/2025, il Tribunale di Avellino assolve entrambi “perché il fatto non sussiste”. I giudici stabiliscono che l’immobile di via Dei Mulini è un’unica unità abitativa, priva di autonomia al primo piano, e che le armi di Pasquale erano sempre state custodite in modo sicuro, con le chiavi nella sua esclusiva disponibilità. L’episodio in cui il padre ebbe accesso alle chiavi fu occasionale, legato al sopralluogo post-furto.
Il PM, preso atto delle prove, aveva chiesto l’assoluzione di Pasquale per tutti i capi d’imputazione; richiesta accolta integralmente dal Collegio.
Un procedimento che ha pesato anche sul lavoro
Durante la vicenda giudiziaria, Maietta – impegnato in attività di sicurezza privata in Iraq – ha dovuto affrontare notevoli difficoltà logistiche per rientrare in Italia e presenziare alle udienze. Le accuse mosse hanno avuto ripercussioni anche sulla sua immagine professionale, in un settore dove l’affidabilità è un requisito imprescindibile.
I valori e la lettera a Nistri
Oltre al profilo professionale, la vicenda ha toccato aspetti personali profondi. Ex paracadutista della Folgore, Maietta aveva in passato inviato una lettera al generale Giovanni Nistri, allora comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, in cui raccontava il proprio percorso, l’orgoglio di aver servito e il sogno – mai realizzato – di indossare la divisa dell’Arma, ribadendo l’attaccamento a valori come lealtà, disciplina e spirito di squadra.
I ringraziamenti
Al termine della vicenda, Pasquale ha voluto esprimere riconoscenza agli avvocati Angelo Pignatelli e Pasquale Gatta “per la costante e scrupolosa assistenza, senza trascurare alcun dettaglio in ogni udienza”, al fratello Carmine, che ha preso più volte permessi dal lavoro a Treviso, e a Modestino Preziosi, giunto dalla Francia per testimoniare.

