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Palermo – 23 maggio 2025 – Oggi ricorre il 33° anniversario di uno degli eventi più tragici e simbolici della storia della Repubblica Italiana: la Strage di Capaci.
Era il 23 maggio 1992 quando una tremenda esplosione sull’autostrada A29, nei pressi di Capaci (Palermo), uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo – anch’essa magistrato – e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Un commando mafioso, su ordine di Cosa Nostra, fece esplodere circa 500 kg di tritolo piazzati in un canale di scolo sotto la carreggiata. L’obiettivo era chiaro: eliminare il simbolo più forte della lotta alla mafia. L’attentato segnò profondamente l’Italia, che pochi mesi dopo, il 19 luglio, avrebbe pianto anche Paolo Borsellino, ucciso a Palermo in via D’Amelio con altrettanta ferocia.
Un sacrificio che ha cambiato la storia
La morte di Falcone non è stata vana. Ha acceso una luce nella coscienza collettiva, mobilitando milioni di cittadini, scuole, associazioni e istituzioni nella lotta contro la criminalità organizzata. Da quel dolore, nacquero nuove leggi, un rafforzamento dell’antimafia e una società civile più vigile e partecipe.
Oggi, 23 maggio, l’Italia intera si ferma per ricordare, per onorare il coraggio e la visione di Falcone, Morvillo e degli agenti caduti, e per rinnovare l’impegno contro ogni forma di mafia e illegalità.
“Gli uomini passano, le idee restano”, diceva Giovanni Falcone.
E quelle idee, oggi più che mai, sono vive.
