BAIANO. Antonio Vecchione: “Una doverosa risposta a Carmine Montella, come contributo a una riflessione pubblica sulla festa del Maio di S. Stefano”

BAIANO. Antonio Vecchione: Una doverosa risposta a Carmine Montella, come contributo a una riflessione pubblica sulla festa del Maio di S. Stefano

Prima di tutto, caro Carmine,  ti ringrazio per la tua replica. La recepisco come una testimonianza di attenzione nei miei confronti, diversamente dal comportamento del Comitato Maio, col quale speravo di aprire un confronto ma sono rimasto deluso. Non hanno ritenuto, infatti,  di darmi una risposta ufficiale ignorando la mia riflessione – invito. Fatta questa doverosa premessa, ti dico subito di aver letto con attenzione le tue argomentazioni e appare in tutta evidenza che abbiamo due diverse concezioni della festa del Maio. Ciascuno ha la propria sensibilità, funzione anche delle esperienze maturate ed è giusto così. Io non so se sono riuscito a ben rappresentare il mio punto di vista. So bene che la festa del Maio tocca i sentimenti più profondi di tutti noi e può capitare che si faccia fatica a mettere in ordine il turbinio di emozioni che ci assale nel descriverla. Provo a esprimere meglio e in modo sintetico i motivi per i quali ho ritenuto inopportuna la decisione di incaricare una ditta per tagliare e posizionare il Maio davanti la Chiesa.

  • La festa del Maio di S. Stefano è una genuina e schietta funzione (opera di Fede, secondo Don Stefano Boccieri), una mobilitazione del popolo di Baiano, che si ritrova, si riconosce, si rigenera e rinnova il suo impegno a essere unito e solidale. E da questa commossa partecipazione che trae valore e legittimazione il rito, senza la quale perde di significato.
  • Nel tristissimo scenario della Pandemia e con l’angoscia di chi non sa ancora quando finirà questa tragedia, in tanti abbiamo pensato che fosse auspicabile, per questo anno,  vivere un Natale silenzioso e di meditazione, concentrato sui valori cristiani, sulla rivelazione di Gesù portatore di Pace e Gioia,  per un rispettoso momento di riflessione. La rinuncia al Maio intesa anche come un sacrificio a testimonianza della nostra Umana Pietas per le famiglie in lutto.
  • Ho affermato, e ne sono convinto, che in questo anno sventurato, in mancanza del suggestivo rito del maio, “e messe e Notte” siano state il momento solenne del Natale Baianese. Infatti ci siamo ritrovati a vivere in Chiesa quel clima solidale e unitario di fede e di partecipazione popolare, manifestato anche attraverso testimonianze di fedeli dall’altare, che hanno espresso tutta la loro commozione di fedeli con parole bellissime che hanno toccato il cuore dei presenti. Don Fiorelmo, l’alba di Natale, ci ha potuto accogliere e benedire, come tutti gli anni, non al corso, ma in Chiesa. Una benedizione ai presenti in rappresentanza di tutto il popolo di Baiano. E’ stato un momento di intensa emozione, come possono testimoniare tutti quelli che hanno partecipato.
  • Ho ricordato gli anni dell’Associazione Maio di S. Stefano non per una celebrazione, ma per ricordare che, in tutta la sua attività finalizzata alla ricerca e valorizzazione delle radici della festa, è sempre stata guidata da un principio: la ricerca della condivisione popolare. In 25 anni di attività intensa, mai fu presa una decisione senza il consenso unanime di tutti. Un valore fondamentale nella storia del Maio, che è stato stravolto da questa decisione presa dal Comitato con maggioranza di cinque a tre. Per me una inopportuna forzatura per una festa a cui partecipa come protagonista  tutta la comunità.

Questi i punti fondamentali del mio ragionamento che traggono origine dalla storia stessa di questo antico rito che ci unisce e ci rende orgogliosi delle nostre radici e identità. E concludo sperando che questa mia  riflessione, schietta e umile, possa  promuovere, nella nostra comunità, la formazione di una coscienza comune e condivisa.

Un rispettoso saluto. Antonio Vecchione