Avella, quando i quartieri si sfidavano nei “Giochi senza Quartiere”.

Avella, quando i quartieri si sfidavano nei “Giochi senza Quartiere”.

Il ricordo di Elia Orciuoli: sport, rivalità e comunità tra la fine degli anni ’60 e i primi ’70

Fine anni ’60, inizio anni ’70. Ad Avella l’arrivo di settembre significava fermento, entusiasmo e un paese intero in movimento. Allenamenti, riunioni, strategie, scelte sugli atleti da schierare: tutto era finalizzato a un solo obiettivo, i “Giochi senza Quartiere”, manifestazione che riprendeva lo spirito dei famosi “Giochi senza Frontiere” trasmessi allora in televisione, ancora in bianco e nero.

La cittadina si divideva in quartieri, ognuno legato alla propria parrocchia: San Giovanni, San Romano, San Pietro. Ed era subito rivalità accesa. Non bastava partecipare, bisognava vincere. Nascevano così settimane di passione e sfide che coinvolgevano tutti, tra sport, abilità e spirito di comunità.

Le gare si svolgevano nei fine settimana di settembre per concludersi a inizio ottobre. Non mancava nulla: atletica leggera, nuoto, pallavolo, tennis da tavolo, tiro a piattello e giochi di abilità. L’atletica era protagonista assoluta, con un percorso di circa 400 metri tracciato nel cuore del paese: partenza da piazza Municipio, passaggio per via San Giovanni e via Roma, ritorno in piazza. Su quel tracciato, fatto di asfalto e pietre, si correvano i 100, 200, 400, 800 e 1500 metri, oltre alle staffette.

Il tutto avveniva tra due ali di folla, che incitavano senza sosta i propri atleti. C’erano cori, striscioni, sfottò, applausi. Un clima da vera e propria competizione sportiva, dove i quartieri diventavano acerrimi rivali per qualche settimana, salvo poi ritrovarsi uniti, finita la festa.

Ogni rione aveva il suo comitato organizzatore, responsabile della preparazione degli atleti. Allenamenti serrati, strategie di squadra, adattamenti tattici: nulla era lasciato al caso. A ricordare quegli anni è Elia Orciuoli, allora atleta e allenatore della squadra di pallavolo maschile e femminile del quartiere “Curtauccje” (San Romano):

«Tanti ricordi, tantissime gare… La foto che conservo risale forse alla prima o alla seconda edizione. Quella era la mia squadra. Ricordo i miei amici, chi c’era allora e purtroppo chi non c’è più. Se qualcuno ha altre foto sarebbe bello condividerle, per rivivere insieme la magia di quei giorni».

I “Giochi senza Quartiere” non furono solo una competizione sportiva, ma un pezzo autentico di storia di Avella. Una tradizione che seppe unire generazioni, parrocchie e famiglie, lasciando in eredità il senso di comunità, la passione sportiva e la nostalgia di un tempo in cui il paese intero si fermava… per correre, giocare e tifare.Avella, quando i quartieri si sfidavano nei “Giochi senza Quartiere”.

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