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L’ Albero della speranza. Il Maio, tra la devozione sacrificale e il rinnovo del ciclo di natura
Count down per il conferimento dei Mai d’Argento, il Concorso di idee itinerante, che coinvolge direttamente il pianeta–Scuola del territorio. Si propone la recensione del libro, intitolato L ’ Albero della speranza, con cui il plesso di Sperone, dell’Istituto comprensivo scolastico Giovanni XXIII– Giuseppe Parini, diretto dal professore Pasquale Napolitano, partecipa all’evento.
di Gianni Amodeo
Un libro di pregevole e sobria veste editoriale, costituito in integrale composizione da fogli di sughero in formato rettangolare, con copertina dai caratteri in bella incisione ed eleganti pagine illustrative, animate da foto in bianco \ nero e a colori, vivaci composizioni grafiche multicolore che raccontano i boschi dei Monti Avella, del Litto e d’Arciano con la fitta trama di alti e robusti castagneti e civettuole faggete accoglienti. Pagine ariose, attraversate dal fil rouge di limpida ed agile narrazione che si fa coro con toni e ritmi di coinvolgente intensità, per prestarsi con disinvolta naturalezza alla piana e gradevole leggibilità.
E’ il libro de L’ Albero della speranza, con ideazione, scrittura e realizzazione con assoluta padronanza nella tecnica grafica e nella legatura tra copertina e pagine in sughero, il cui innesco e compimento si devono al bel lavoro di volontà e intelligenza sviluppato nella comunità della prima classe, sezione E, della Scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo Giovanni XXIII – Giuseppe Parini, Baiano– Sperone, in rappresentanza del plesso di Sperone. Permeato da una scintillante e cristallina affabulazione, L’ Albero della speranza, è ispirato dal Miracolo di Sant’Elia profeta che libera la comunità cittadina dalla peste, fulcro e chiave di volta del racconto, resa, in trasposizione di sintesi, simbolo sia della stessa peste che infierì nella prima metà del ‘600 nei territori del Regno di Napoli, sia delle atroci sofferenze e tragedie determinate dal colera e dalla cosiddetta spagnola che sconvolsero nei primi decenni del ‘900 la vita sociale di varie regioni italiane, tra cui la Campania con particolare durezza e gravità.
Il Miracolo del Santo profeta si trasfigura e rivive nell’incontro tra Elia, un ragazzo dei nostri giorni, e il Vecchio della Montagna, schietto e franco testimone di Saggezza di vita vissuta, che, tuttavia, è consapevole di dover molto ancora da apprendere dalle esperienze che la vita gli riserverà e di cui ha la bene augurale e … intima certezza di ulteriore continuità. Un dialogo, tra cuori aperti di vibrante sincerità, che il Vecchio della Montagna intesse dei grani del suo sapere di vita vissuta…assai, e che Elia ravviva di candore con domande pungenti e lucide osservazioni di spigliata e vivace verve. Un tripudio di neuroni in soffuso ed empatico ascolto.
Ed è proprio l’incontro in dialogo con il Vecchio della Montagna che fa conoscere ad Elia l’importanza dell’ Albero– Maio, l’ Albero della speranza, l’Albero che, come, tutti gli Alberi predilige e protegge con infinita e generosa bontà, la vita di tutti gli esseri viventi del regno animale e vegetale, Ed è l’Albero– Maio, quello che il Vecchio della Montagna fa conoscere e scoprire ad Elia, a liberare la comunità dalla peste; una liberazione che si anima e vive nella devozione religiosa, con cui la comunità venera il Santo Patrono, con il sacrificio dell’Albero –Maio che nell’incalzare del racconto immola se stesso. E’ l’ atto della suprema sublimazione di sé, per il bene della comunità civile.
E’ un sacrificio devozionale che non resta, e non può né deve restare fine a se stesso, per atteggiarsi, invece, nella dimensione diretta del rinnovarsi della ciclicità della natura, nel rivendicare i valori della vita. Ed allora, ecco la messa a dimora di altri Alberi, omaggio di gratitudine e venerato onore che sono resi al singolo Albero– Maio che ogni anno viene abbattuto. Ed in questa luce s’innerva e pulsa la vivida simbologia dell’ Albero della speranza che interpella tutti gli esseri umani, sollecitandone l’esercizio della buona e onesta coscienza verso se stessi e l’umanità per l’amore e il rispetto della Natura e delle sue leggi.
Un libro, L’ Albero della speranza, che, al di là della spiccata professionalità profusa dall’intero personale didattico coinvolto nell’iniziativa, coordinata dalla prof.ssa Raffaela Napolitano, attesta anche e soprattutto il senso dell’immaginario e di applicazione nella scrittura delle ragazze e i ragazzi che l’hanno ideato e scritto. Una modalità, in cui si riflettono i messaggi del corretto scrivere che hanno fatto propri e acquisito, partecipando con fervido e caldo entusiasmo al Festival della lettura, alla seconda edizione, animandolo del proprio protagonismo nelle tornate svoltesi nel Teatro Colosseo, a Baiano.
Una metodologia, per la quale hanno conversato liberamente e in dialettico confronto con Laura Bonalumi, Massimo Roscia e Alessandro Barbuglia, focalizzandone le opere di narrativa lette e approfondite in chiave di conoscenza sui versanti dei contenuti,delle idee ispiratrici e del lessico, secondo la specifica programmazione. E Laura Bonalumi, Massimo Roscia e Alessandro Barbuglia, autentiche eccellenze nella narrativa per ragazze e ragazzi con opere pubblicate da Piemme, Rizzoli e Mondadori, ne sono stati pienamente partecipi nella dialogante teatralità sviluppata in palcoscenico.
