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In Irpinia il Natale è un ritorno alle origini. I borghi si illuminano come presepi naturali: da Summonte a Nusco, da Gesualdo a Montella, le luci non sono semplici addobbi ma scenografie pensate per valorizzare vicoli, piazze e architetture antiche. Anche i paesi più piccoli, spesso segnati dallo spopolamento, si impegnano per creare un’atmosfera calda e condivisa, grazie al lavoro di amministrazioni, associazioni e volontari.
I mercatini natalizi, ormai diffusi in tutta la provincia — da Calitri a Lioni, da Avella a Bagnoli Irpino — offrono artigianato locale, prodotti tipici e l’atmosfera tipica dei piccoli paesi di montagna: caldarroste, vin brulè, musica soffusa e casette di legno dove si respira la creatività del territorio.
Molti borghi ripropongono i presepi viventi, trasformando stradine e case in pietra in un percorso che richiama l’antica Betlemme. A Pietradefusi, Frigento o Greci la scena diventa un rito collettivo che unisce generazioni e fa rivivere mestieri di un tempo, accompagnati dal suono delle zampogne.
Le novene itineranti dell’Alta Irpinia, con i musicisti che all’alba attraversano le strade intonando melodie popolari, sono uno dei simboli più autentici del Natale locale. Un rito semplice, fatto di porte aperte, caffè caldo e gesti di accoglienza.
La tavola irpina racconta poi la tradizione: minestra maritata, baccalà in mille varianti, capitone, struffoli e torrone, accompagnati da Fiano, Greco e Taurasi. Sapori che uniscono famiglie e paesi interi.
Il periodo natalizio è anche dedicato alla solidarietà: raccolte alimentari, cene comunitarie, iniziative per anziani e persone sole. Importante è anche il ritorno degli emigrati, che per qualche giorno ridanno voce e calore ai borghi.
Oggi cresce l’interesse per un turismo natalizio autentico: chi arriva in Irpinia cerca silenzi innevati, presepi artistici, vicoli illuminati e accoglienza genuina.
Il Natale qui è soprattutto resistenza culturale: una terra che non dimentica chi è e che, ogni anno, riaccende le sue radici con luce nuova.
