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Un’ondata di entusiasmo e di rinnovato impegno civico sta per investire Carbonara di Nola. Lo scorso 10 ottobre, con un atto formale carico di dedizione, si è insediato il Comitato Festa 2025-26 per San Michele Arcangelo, guidato dal Presidente Raffaele Giampaolo Napolitano. Un direttivo di cinque persone, sostenuto da un’ampia e rappresentativa schiera di cittadini, ha subito lanciato un segnale forte alla comunità: la festa patronale non sarà solo un evento, ma un percorso che coinvolge tutto il paese, dai rioni alti a quelli bassi, in un abbraccio collettivo di fede e tradizione.
Ma a pochi giorni dall’avvio, il Comitato ha già un inno. Un fatto inedito e giovane che parla la lingua del cuore e delle radici. È la canzone “’O Comitato”, nata da un’idea originale che attinge a piene mani dalla poesia del poeta Vincenzo Nunziata, con arrangiamenti curati da Pietro Damiano e Maurizio Menna.
Il brano, presentato come la colonna sonora di questa nuova avventura, non è una semplice marcia. È un manifesto ironico, spigliato e fieramente identitario. Il testo, analizzato nella sua immediatezza, gioca con un’autoironia che nasconde un’anima d’acciaio. “Stateve accorti / a ’sto comitato / Nun facite storie / Quanne ’e virite / Si cacciano ’a borza / È po’ contributo”, esordisce con un sorriso, dipingendo un’immagine quasi da “briganti della fede”, pronti a tutto pur di sostenere la causa del Santo.
E proprio il termine “briganti” diventa il perno attorno al quale ruota l’intera identità del gruppo: “Chest è ’na banda / So tutti briganti / Te fann ’o surrise / So cravonarise”. Non fuorilegge, ma “briganti” nel senso più nobile e comunitario del termine: uomini uniti da uno stesso ideale, fieri della loro appartenenza (“cravonarise”), che con un sorriso (“surrise”) affrontano l’impegno.
La missione del Comitato, però, emerge con potenza nelle strofe successive, dove l’ironia lascia il posto a un’epica commovente. Il testo descrive l’atto di portare il Santo “’ngopp a ’ste spalle” su per la montagna, per farlo riscendere “in gloria” per le vie del paese. È un gesto che unisce passato e presente, ricordando i luoghi dove “stev ’e case” e dove “l’hanno pigliato / i nostri antenati”. In queste parole risiede il cuore della canzone: la memoria che diventa forza viva, il legame con la storia che dà senso al presente.
Il tutto è sorretto da “’Na cosa tinimme / ch’è troppa bella / ’a divozione / e o rispetto pe santi”, un verso che fissa il motore di tutto: una fede genuina e un rispetto profondo.
Alla fine, il ritornello ritorna, più forte di prima, a sigillare un’identità che Carbonara di Nola sembra aver ritrovato. Non si tratta di semplici organizzatori di feste. Come canta la loro canzone, e come promettono le loro azioni, sono qualcosa di più: sono i “Briganti della Fede”.
