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AVELLINO – La battaglia contro gli aumenti tariffari dell’acqua segna un primo punto a favore dei territori. L’Ente Idrico Campano ha infatti deciso di rinviare la ratifica delle nuove tariffe proposte per il quadriennio 2024-2027, che prevedevano rincari progressivi fino al 46% rispetto ai livelli del 2023.
“Accogliamo con favore il rinvio, ma non basta. Bisogna andare avanti per fermare gli aumenti”, ha dichiarato il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, sottolineando come la mobilitazione di sindaci e amministratori locali abbia “smascherato il blitz di agosto”.
Secondo Buonopane, la vicenda conferma la necessità di una nuova assemblea dei soci di Alto Calore Servizi (ACS), chiamata a ridefinire il percorso per la gestione del servizio idrico: “Gli aumenti non vanno fatti. Il documento che abbiamo già presentato può essere la base di confronto, senza speculazioni politiche”.
L’assemblea dei sindaci: bocciati i rincari
Nel verbale dell’assemblea dei soci ACS del 25 agosto emergono forti critiche alla delibera del Consiglio di Distretto Irpino dell’EIC del 7 agosto, che approvava gli aumenti tariffari con soli 12 voti favorevoli su 25.
La delibera prevedeva incrementi così articolati:
+9,95% nel 2024
+20,88% nel 2025
+32,90% nel 2026
+46,10% nel 2027
Una scelta ritenuta “non condivisa” e “priva di un adeguato coinvolgimento dei sindaci”.
Le richieste dei Comuni
L’assemblea dei sindaci soci di ACS ha deliberato di:
Richiedere la revoca immediata della delibera EIC n. 3/2025.
Predisporre una nuova proposta tariffaria coerente con il piano concordatario e sostenibile per famiglie e imprese.
Chiedere chiarezza sui costi operativi e sugli investimenti reali a carico della tariffa.
Sollecitare la Regione Campania a stanziare nuove misure di sostegno finanziario per ACS.
Applicare subito la perequazione tariffaria prevista dalla legge regionale 15/2015, a tutela dei territori interni.
Dichiarare lo stato di emergenza idrica e redistribuire in modo equo le risorse tra i gestori dell’Appennino meridionale.
Garantire una più equa distribuzione della portata idrica tra i Comuni.
Intensificare i controlli sulla qualità dell’acqua.
Emergenza idrica e conti in rosso
Alla base dello scontro non c’è solo la questione tariffaria, ma anche la cronica emergenza idrica. Secondo le comunicazioni di ACS, la disponibilità complessiva si è ridotta del 41,3%, rendendo sempre più difficile garantire il servizio alle utenze.
Una situazione aggravata dalla complessità della gestione finanziaria della società, uscita a fatica dal concordato e oggi stretta tra debiti, investimenti rimandati e reti colabrodo.
La partita politica
Il rinvio deciso dall’Ente Idrico non chiude la partita. “La discussione non è stata inutile – insiste Buonopane –. Ora serve una nuova assemblea Alto Calore per costruire soluzioni alternative, senza caricare i cittadini di aumenti insostenibili”.
Nei prossimi giorni la palla tornerà dunque ai sindaci e alla Regione, con l’obiettivo di definire un percorso condiviso che coniughi la tenuta economica di ACS con il diritto dei cittadini a un servizio idrico efficiente e a costi equi.
