MIGRANTI E DINTORNI. Dimmi dove nasci e ti dirò chi sarai! Un mondo sempre più nel frullatore dei nazionalismi di estrema destra porta con sé un importante riflessione. Ma dove nasciamo é così importante?

MIGRANTI E DINTORNI. Dimmi dove nasci e ti dirò chi sarai!  Un mondo sempre più nel frullatore dei nazionalismi di estrema destra porta con sé un importante riflessione. Ma dove nasciamo é così importante?

Di primo acchito tutto potrebbe voler ruotare intorno ad i flussi migratori, e se é vero che sicuramente una parentesi può essere aperta é innegabile che oggi questa riflessione vada allargata. Il continente africano é il bacino principale che foraggia i flussi di migranti che spinti da guerra, mancanza di ogni forma di tutela e diritti ma soprattutto dalla speranza di un futuro migliore affrontano dei viaggi, anzi per meglio dire delle lunghe traversate. Viaggi in cui mettono a repentaglio la loro stessa vita senza avere nemmeno una certezza. Deserto, mare aperto, niente può spaventarli più della paura di restare in quelle terre dove sono nati o cresciuti. Luoghi che se da un lato rappresentano le proprie radici dall’altro sanno bene essere posti di una vita di sofferenza, di stenti, alcuni dei quali insopportabili nell’immaginario collettivo del nostro mondo occidentale. La guerra é il primo fattore che influenza il nostro futuro. Nascere a Kiev o Gaza oppure a Berlino fa tutta la differenza del mondo. Le differenze sono fin troppo evidenti se pensiamo a questi casi oggi così sotto i riflettori del mondo. Pensiamo a Gaza dove oggi non c’è nulla; si discute addirittura per far accedere almeno degli aiuti umanitari. Manca ogni forma di servizio e le autorità sanitarie lamentano la possibilità di diffusione di malattie venerie. Va un po’ meglio a Kiev dove grazie anche agli aiuti dell’UE la vita procede più o meno, bombe a parte. Si sopravvive ma c’è possibilità realmente di pensare ad un futuro stabile? Probabilmente no.

SEMPRE PIÚ VICINA
Dapprima medioriente, adesso Ucraina e in futuro chissà. La guerra non é mai stata così tanto vicino a noi. Per molto tempo essa stata é divenuta un fastidio, una nota a margine del telegiornale. “Cosa importa cosa accade in quei paesi”. Non abbiamo compreso i costi collaterali che una guerra produce. Vite umane spezzate, lotte di potere, una geopolitica che cambia e si riposiziona. I flussi migratori così in questo caotico contesto finiscono per diventare solo strumento di propaganda e non un tema su cui lavorare per trovare soluzioni comuni. Con l’avvento della guerra in Ucraina però ci siamo tutti di colpo svegliati. Abbiamo compreso come le cose stiano cambiando e che i venti di guerra adesso spirino anche verso di noi. Il risveglio é stato terribile, oltre ad aver colpito le nostre finanze attraverso un aumento generalizzato dei prezzi di materie prime e fonte energetiche ha acceso un dubbio in noi. Il mostro del passato sta bussando alla nostra porta e noi non siamo pronti a tutti ciò.

EQULIBRI PRECARI
Nei paesi dove la guerra non c’e’, il salto sociale non risulta però così facile. Certo la guerra, il concetto di guerra, semplifica per certi versi il discorso, in quanto é un evento così invasivo per uno Stato da un punto di vista economico e sociale che permette di racchiudere tutto. I discorsi cambiano nettamente per i paesi occidentali, che devono invece districarsi fra le diverse pieghe economiche che l’attanagliano. Gli elevati debiti pubblici sono lo scoglio principale che la maggior parte dei paesi deve affrontare con tutte le ricadute che ha su lavoro e possibilità di spese per citarne solo alcune. Come se non bastasse l’instabilità Internazionale ha finito per peggiorare la situazione rendendo le fonti energetiche molto più costose, basti guardare una vecchia bolletta e l’inflazione a dare il colpo di grazia con un aumento generalizzato dei prezzi, dal pane alla pasta. Se per molti anni quindi l’Occidente é stato visto come occasione di vita agiata e felicità attrattiva per i migranti, ad oggi fatica ad essere un isola sicura per il suo stesso popolo. Vero le opportunità che offre l’occidente sono diverse dai paesi dell’Africa, ad oggi rappresentano paesi ancora fin troppo arretrati, non possiamo parlare nemmeno di paesi in via di sviluppo. L’Italia, l’Europa quindi con tutte le sue contraddizioni restano ancora un isola felice, una possibilità, una vita felice magari. In fondo in Europa da oltre 70 anni non ci sono guerre, nessuno é costretto a sparare per sopravvivere

QUESTIONE DI OPPORTUNITÀ
Nessuno ha il potere incidere su dove nasce. È un po’ una lotteria, pura sorte. Un giorno dopo 9 mesi apri gli occhi e ti ritrovi immerso in una realtà che non hai scelto. È l’essenza della vita, mi direte. Non abbiamo il controllo su tutto in fondo e questo ci é subito chiaro dalla nascita. L’unicità dell’essere umano poi é essere diverso l’uno dall’altro. Ognuno con i suoi segni distintivi che lo distinguono dagli altri; ed il colore della pelle è uno di questi. I cromosomi e la genetica fanno ciò che ritengono più opportuno, giocano, scherzano e a volte tirano anche dei colpi bassi. Allora vi chiedo, che colpa ha una persona se nasce chesso… in Sudan? Magari di un colore della pelle diverso da quello da cui siamo abituati. Ha colpe se non ha le nostre stesse possibilità? Non merita anche lui di poter.. Vivere? No perché sembra che il luogo di nascita sia un po’ una condanna a morte. Un marchio indelebile a cui puoi solo soccombere come se non ci fosse o non esistesse possibilità di evolversi. Non si può controvertire nulla. Si può solo subire. Ma in un mondo così globale, così aperto, dove la globalizzazione e internet per certi versi ha azzerato distanze fisiche importanti, laddove un virus nato in Cina ha bloccato un mondo intero non é strano vivere ancorati in una visione del mondo un po’ demodé, legato ad un nazionalismo spiccio?. Pensiamo al nostro piccolo, quante volte i ragazzi del Sud lamentano delle difficoltà economiche, della necessita di emigrare per trovare fortuna perché di opportunità non ce ne sono o se ci sono sono molto modeste economicamente. La fatica di chiudere tutto, di lasciare affetti e luoghi del cuore, la speranza di tornare presto a a casa. Non pensate sia la stessa cosa anche per queste persone? Non credo lascino i propri affetti col sorriso sulle labbra, felici, di abbandonare luoghi e persone con cui sono cresciuti eppure la disperazione e la speranza sono una fiamma così forte da vincere su ogni paura. Se andiamo oltre i pregiudizi e le apparenze vedremo che non siamo poi così diversi. Abbiamo tutti dei sogni nel cassetto e per raggiungerli necessitano di sacrifici, lunghi viaggi e rinuncie. L’ambizione ci guida e ci fa andare oltre i nostri limiti, mettendoci davanti alle nostre paure più recondite. Chi non ha niente cerca qualcosa, chi ha già qualcosa cerca altro…… Alla fine rincorriamo tutti qualcosa, in alcuni casi perfino noi stessi. Basterebbe solo avere più umanità, più comprensione e le cose forse sarebbero più facili o almeno potremmmo vederle per quelle che realmente sono.

Carmine Napolitano