“ACCADDE OGGI”. 15 settembre 1993 – L’assassinio di don Pino Puglisi, prete contro la mafia

ACCADDE OGGI. 15 settembre 1993 – L’assassinio di don Pino Puglisi, prete contro la mafia

Il 15 settembre 1993 la mafia uccideva don Giuseppe Puglisi, detto “Pino”, parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, uno dei simboli più luminosi della lotta alla criminalità organizzata. Aveva compiuto 56 anni proprio quel giorno.

Secondo le ricostruzioni, i sicari lo attesero sotto casa al rientro della sua attività pastorale. Puglisi, resosi immediatamente conto di cosa stesse accadendo, rivolse loro un sorriso e pronunciò le parole rimaste celebri: «Me l’aspettavo». Venne colpito mortalmente alla testa.


Chi era don Pino Puglisi

Nato a Palermo nel 1937, ordinato sacerdote nel 1960, Puglisi operò inizialmente in diversi quartieri popolari, fino a diventare parroco di San Gaetano a Brancaccio, uno dei territori più difficili, dominato da clan mafiosi.
Il suo impegno non si limitava all’attività religiosa: aprì spazi di aggregazione per i giovani, scuole di recupero, attività di doposcuola, centri per ragazzi e famiglie, sottraendo terreno alla criminalità.

Rifiutò con fermezza ogni compromesso con Cosa Nostra, predicando dal pulpito contro l’omertà e denunciando apertamente la violenza mafiosa. Questo lo rese un bersaglio pericoloso.


Il delitto e il contesto

Gli anni ’90 a Palermo erano segnati da una spirale di sangue: nel 1992 le stragi di Capaci e via D’Amelio avevano ucciso i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La mafia colpiva chiunque minacciasse i suoi interessi.
L’azione di Puglisi a Brancaccio intaccava direttamente il potere mafioso sul quartiere: allontanava i giovani dal reclutamento criminale e metteva in discussione il sistema di controllo sociale esercitato dai boss locali.

La sera del 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno, gli uomini di Cosa Nostra eseguirono l’ordine di eliminare quel prete “scomodo”.


Il processo e la giustizia

Le indagini portarono a identificare i responsabili. Tra i condannati figurano i boss Giovanni e Giuseppe Graviano, reggenti del clan di Brancaccio, insieme agli esecutori materiali.
Nel 1999, la Corte di Assise d’Appello confermò l’ergastolo per i mandanti e gli autori dell’omicidio, riconoscendo il delitto come mafioso e premeditato.


L’eredità di don Puglisi

Il sacrificio di don Pino Puglisi non fu vano. La sua testimonianza continua a ispirare progetti educativi, associazioni antimafia e comunità ecclesiali.
Nel 2013 la Chiesa cattolica lo ha dichiarato Beato e Martire, riconoscendolo vittima “in odium fidei”.

Oggi, il suo sorriso e le sue ultime parole rappresentano un simbolo di coraggio e speranza: un uomo che affrontò la mafia non con le armi, ma con la fede, l’educazione e la forza della verità.