“ACCADDE OGGI”. 10 luglio 1938: Il Manifesto della razza, l’inizio della vergogna

ACCADDE OGGI. 10 luglio 1938: Il Manifesto della razza, l’inizio della vergogna

ROMA – Il 10 luglio 1938, sotto il regime fascista guidato da Benito Mussolini, fu pubblicato il “Manifesto della razza”, un documento pseudoscientifico che segnò l’inizio di una delle pagine più buie della storia italiana contemporanea. Quel testo, apparso sulla rivista Il Giornale d’Italia, pose le basi teoriche e ideologiche per le leggi razziali fasciste, ufficializzate nei mesi successivi.

Il Manifesto, firmato da dieci professori universitari (alcuni dei quali di fama nazionale), sosteneva la presunta esistenza di una razza italiana “pura” e l’incompatibilità tra questa e le “razze” ebraica e africana. Era un documento intriso di razzismo biologico e ideologia fascista, che rompeva definitivamente con la tradizione dell’integrazione ebraica nel Regno d’Italia.

La preparazione alla discriminazione

Il Manifesto fu presentato come una dichiarazione scientifica, ma in realtà rappresentava un atto politico, funzionale all’alleanza con la Germania nazista e alla crescente influenza del pensiero hitleriano sul fascismo italiano.

Poche settimane dopo, il regime introdusse una serie di provvedimenti legislativi noti come leggi razziali fasciste: agli ebrei italiani furono proibiti l’insegnamento, l’accesso a scuole pubbliche, a cariche pubbliche, l’arruolamento nell’esercito e l’attività nei media. Fu un’operazione sistematica di espulsione sociale, che distrusse vite e carriere, seminò paura, umiliazione e isolamento.

Una ferita nella coscienza italiana

La pubblicazione del Manifesto e le successive leggi razziali segnarono l’inizio di una persecuzione istituzionalizzata che culminò, dopo l’8 settembre 1943, con la deportazione di migliaia di ebrei italiani nei campi di sterminio nazisti. Solo una parte di essi fece ritorno.

Tra gli intellettuali dell’epoca, pochi si opposero apertamente. La complicità e il silenzio delle istituzioni accademiche e culturali rimangono uno dei nodi più dolorosi di quel periodo.

Memoria e responsabilità

A distanza di 87 anni, è doveroso ricordare quel 10 luglio 1938 non solo come una data storica, ma come un monito attuale contro ogni forma di discriminazione, razzismo e negazione dei diritti. Il Manifesto della razza rappresenta l’abisso a cui può condurre la propaganda ideologica, quando diventa legge, cultura e comportamento collettivo.

Oggi più che mai, di fronte al riemergere di linguaggi d’odio e divisione, ricordare quel giorno significa difendere i valori della Costituzione, della democrazia e della dignità umana.