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A Villa Literno torna a emergere l’ombra lunga dello sfruttamento nei campi. Un’indagine coordinata dalla Procura di Napoli Nord ha portato alla luce un sistema di caporalato che costringeva braccianti stranieri a turni massacranti, fino a 14 ore al giorno, per compensi irrisori.
All’alba di ieri, i carabinieri del Reparto Operativo del Comando per la Tutela del Lavoro, insieme al Gruppo di Aversa, hanno eseguito misure cautelari nei confronti di un imprenditore agricolo del posto, della moglie e di un cittadino indiano: per tutti sono scattati gli arresti domiciliari. Un secondo lavoratore straniero è stato invece raggiunto dall’obbligo di firma.
Secondo gli investigatori, il gruppo gestiva un circuito illegale di reclutamento e impiego di manodopera, replicando dinamiche che in quest’area della Campania hanno una storia lunga e dolorosa. Le stesse campagne che negli anni Ottanta furono teatro di condizioni di vero e proprio schiavismo — in un periodo segnato dal nome di Jerry Masslo — tornano ora a raccontare quanto radicato possa essere questo fenomeno.
Nonostante anni di denunce e interventi istituzionali, il caporalato riemerge con nuove forme ma la stessa logica brutale: uomini vulnerabili, salari da fame, nessuna tutela. L’inchiesta prosegue per definire con precisione i ruoli dei coinvolti e l’effettiva portata del giro illegale.
