Risposta a Il Mattino: “Da Baiano ad Avella, movida molesta”? Una lettura parziale.

Risposta a Il Mattino: Da Baiano ad Avella, movida molesta? Una lettura parziale.

di Stefanina Belloisi

Quando accade qualcosa che turba la quiete come un atto vandalico, una lite degenerata, una sparatoria, la mente collettiva e l’influenza mediatica ,cercano rifugio in generalizzazioni comode ed esagerate e la cronaca, quando non è guidata da senso critico e misura, diventa lente deformante. Ed è proprio questo che è avvenuto nell’articolo de Il Mattino “Da Baiano ad Avella, movida molesta: territorio vasto, noi pochi”. Baiano, Avella, e il comprensorio che li abbraccia, non sono, come qualcuno vuol far credere, scenari da romanzo criminale o quartieri abbandonati al degrado. Sono piuttosto paesi dove la vita scorre, lenta ma autentica, tra strade e piazze che, pur nella loro semplicità, ancora provano ad essere luogo di incontro, rifugio di dialogo. Sì, ci sono stati episodi incresciosi: imbrattare un monumento ai caduti o arrampicarsi su una statua di Padre Pio non sono gesti da giustificare, ma nemmeno da elevare a simbolo di un’intera generazione! Sono bravate, sciocche, maleducate, certo! ma non sono la misura morale di un’intera comunità giovanile. Più gravi, senza dubbio, sono state la sparatoria e l’aggressione. Tuttavia, da qui a farne il paradigma di un’intera realtà territoriale ce ne passa! Il rischio, in questi casi, è quello di cedere alla narrazione emergenziale, al racconto esasperato che alimenta paura e sfiducia. Non siamo un territorio di malviventi. A chi oggi dipinge i nostri paesi come focolai di delinquenza giovanile, vorrei far notare ciò che la penna frettolosa di alcuni cronisti non è riuscita a cogliere: ragazzi che si incontrano per una partita di calcio al campetto; altri che scattano foto al tramonto cercando l’inquadratura giusta. C’è chi ascolta musica pop su una panchina; chi chiacchiera fino a tardi, condividendo pensieri e sogni, senza disturbare, senza distruggere nulla. C’è chi passeggia semplicemente assaporando un cono gelato. C’è si ferma a guardare il cielo stellato di agosto vivendo i primi amoreggiamenti, con quella dolcezza e timidezza tipica dell’età in una piazza che, pur con i suoi limiti, ancora rappresenta un punto di riferimento. È vero: l’adolescenza qui tende ad emigrare, cerca altrove stimoli, trova in città come Nola e Avellino luoghi di socialità più strutturati. Ma questo è sintomo di carenza di proposte, di vuoto progettuale, non di devianza oppure sintomo di una deriva morale. L’assenza di alternative non può diventare colpa dei ragazzi… e ancor meno può giustificare il giudizio sommario su chi resta. L’unico vero problema? La bicicletta elettrica! Questo sì. Un accenno va fatto anche all’uso e abuso di questo nuovo mezzo. L’elettrica non è diventato solo un veicolo esuberante: è un sintomo. Perché diciamocelo chiaramente, l’aumento delle bici elettriche tra i giovanissimi non è altro che il riflesso di un certo modo, diffuso e distratto, di intendere l’educazione. Non si tratta solo di un mezzo esteticamente “brutto” o “sostitutivo” della tradizionale bicicletta: è l’idea che si possa saltare la fatica, evitare l’allenamento, raggiungere la meta senza fare strada. E’ un problema culturale, Ed è questo che preoccupa: un’abitudine all’immediatezza… un’adesione passiva alle mode, incoraggiata dagli adulti stessi. Ma il problema non è dei ragazzi. E’ dei genitori che, avendo il compito di formare coscienze, si limitano a fornire strumenti che non insegnano nulla. Fatto questo inciso, perché la questione dell’uso smodato delle bici elettriche era stata contemplata nell’articolo in questione e tornando alla questione della lettera scarlatta con cui sono state marchiate e confezionate le nostre belle comunità, dico, fermamente, che non accetto che i paesi del nostro comprensorio vengano dipinti con i colori del degrado morale, secondo la visione proposta da Il Mattino. Una narrazione che umilia e scoraggia i tentativi, anche se pochi e sporadici, di chi ancora crede che si possa costruire qualcosa per i giovani, per restituire senso e dignità alla socialità. Un esempio incoraggiante, e molto potente, è stato l’ultimo evento organizzato dalla Protezione Civile di Baiano, che ha coinvolto tanti ragazzi in attività sane, partecipate e formative. In quest’occasione anche le forze dell’ordine hanno interagito attivamente con i giovani, instaurando un dialogo diretto, educativo e costruttivo. Un segnale concreto che, quando si investe nella presenza positiva delle istituzioni, i ragazzi rispondono con entusiasmo, rispetto e partecipazione. Concludo. Dissento categoricamente con l’articolo de Il Mattino non per cieco campanilismo, ma per onestà verso la verità. Sappiamo che ci sono problemi, ma sappiamo anche che non siamo il riassunto di quattro righe di cronaca nera e questo tipo di narrazione è non solo scoraggiante per chi si impegna nel territorio, ma anche profondamente mortificante per la stragrande maggioranza di giovani, che vivono la loro socialità con rispetto, semplicità e dignità.