Figure e personaggi, Baiano in flash back. La bella favola di Andrea ‘o strologo, boscaiolo, falegname e commerciante… di lingua sciolta

Figure e personaggi, Baiano in flash back. La bella  favola di Andrea   ‘o strologo, boscaiolo, falegname e commerciante… di lingua sciolta

di Romeo Lieto

Era nato a Baiano nel quartiere Vesuni, da padre falegname e madre casalinga, dove fin da ragazzo aveva lavorato nella bottega del padre, mostrando spiccata intraprendenza nel commercio ed in quelle attività che lo rendevano libero di programmarsi un suo stile di vita. Aveva frequentato la Scuola elementare con un buon profitto, che gli permetteva di esprimersi abbastanza bene in italiano, anche se gli piaceva parlare il dialetto baianese, che riteneva più congeniale al suo carattere meridionale di uomo sveglio, intraprendente e libero. Ed intraprendente lo fu, quando non ancora raggiunta la maggiore età, all’epoca di vent’uno anni, da operaio tagliaboschi e provetto falegname inizia la sua attività commerciale nel proprio paese, con un suo piccolo negozio di armi e ferramenta, con particolare riferimento alle accette ed alle seghe (in acciaio) per il taglio degli alberi nei boschi e per lavori di falegnameria.

Figure e personaggi, Baiano in flash back. La bella  favola di Andrea   ‘o strologo, boscaiolo, falegname e commerciante… di lingua scioltaLa merce l’acquistava a Napoli dove aveva contatti e conosceva vari negozianti che commerciavano con il Nord Italia e con aziende fornitrici estere. L’attività commerciale in paese, che gli procurava abbastanza guadagni, non la considerava soddisfacente alle sue aspettative ed un bel giorno decise di trasferirsi nella città partenopea, dove aprì una piccola officina per la riparazione e saldatura delle lame da sega ed attrezzature varie. Lavorazione in conto proprio in due vecchi locali in Via Sedili di Porto, alle spalle della Camera di Commercio, a servizio di privati, negozianti e rivenditori che nei vari giorni della settimana si portavano in città per approvvigionarsi di merce e dove vi pernottavano anche.

La nuova attività gli consentì si introdursi in un ambiente commerciale più ampio che gli permise di acquistare direttamente i prodotti semilavorati dalle società produttrici di acciai esteri, come la Wilkinson e tante altre. Con il passare del tempo, l’officina di riparazione richiese la costante presenza di più mano d’opera, per cui assunse un operaio del suo paese nativo di nome Felice che raggiungeva Napoli, tutti i giorni, con il treno della Circumvesuviana ed un giovane apprendista napoletano di nome Pasquale; in seguito, nell’officina vi fu il controllo e la presenza lavorativa del figlio Paolino, giovane perito industriale.

L’INCONTRO CON FABER , UFFICIALE TEDESCO …. E L’AVVENTURA DEI FINTI TURCHI     

Andrea raccontava che, durante la seconda guerra mondiale, in un momento di difficoltà economiche, conobbe il giovane ufficiale tedesco Faber della ben nota  famiglia di industriali germanici, produttori di inchiostro di china, di matite e di articoli tecnici vari, in Italia per servizio di leva. A Faber non piaceva la divisa e tantomeno la guerra, gli piaceva andare in giro a visitare l’Italia, correre dietro alle donne e darsi al piccolo commercio ambulante che gli consentiva di far fronte alle esigenze economiche quotidiane. Componente di una famiglia facoltosa, gli piaceva esibirsi in pubblico, per cui molte volte, nel periodo di guerra, si faceva accompagnare dall’amico Andrea in giro per i mercati dei paesi per vendere le più svariate mercanzie che acquistava, al mercato nero, nei mercati rionali di Napoli, per poi rivendere, facendole passare per prodotti americani.

Un giorno, a Monteforte Irpino, nel mercato settimanale, in compagnia di Andrea, vestiti da turchi, con la testa avvolta da un asciugamano -tipo turbante- si misero a vendere calze di nailon e rossetto, a loro dire americani, mentre era merce di pessima qualità, acquistata nei vicoli di Napoli. Per essere credibili fingevano di parlare il turco, ma furono scoperti e deferiti all’Autorità giudiziaria che li rinviò a giudizio; nella causa penale presso il Tribunale di Avellino furono difesi, d’Ufficio, dall’allora giovane Avvocato Alfredo De Marsico,  che sarebbe diventato Maestro del Diritto ed impareggiabile  principe del Foro, oltre che Ministro di Stato, e con  il quale rimasero in buoni rapporti di amicizia.

L’AGIATEZZA FAMILIARE E L’AMICIZIA CON DE MARSICO

  Nel 1962, Andrea ormai in età matura, con fisico di media statura e grossa corporatura, con figli ormai sposati e accasati in altro luogo, acquista un appartamento a Napoli,  in Via A. De Gasperi al dodicesimo piano, per abitarvi con la moglie. Un giorno invitò a pranzo, nella nuova casa, il Professore Alfredo De Marsico, che accettò e vi si recò con il suo segretario un giorno di ritorno da Palermo, dove aveva difeso un suo cliente in una causa penale. Durante il pranzo, tra una pietanza e l’altra il fido segretario informò i commensali presenti sulla grande arringa tenuta dal Professore per la difesa del suo assistito, avendo parlato per più di quattro ore di seguito.

A questa affermazione fece seguito l’intervento di Andrea, padrone di casa, che proruppe:” E che sono quattro ore, Carmela, mia moglie, sono quant’anni che parla sempre ?”. Seguì la fragorosa risata dei commensali e dell’illustre ospite, alquanto divertito e si continuò a conversare. Tale era la confidenza che Andrea aveva con l’illustre ospite che volle raccontare ai presenti cosa era capitato ad un suo parente/cugino di Baiano.

Questo suo cugino aveva un figlio abbastanza discolo che frequentava un gruppo di ragazzi dediti a commettere continui reati di natura penale; tant’è che una notte, nel Vallo di Lauro, il gruppo ebbe un conflitto a fuoco con i Carabinieri, per cui, insieme agli altri, venne arrestato anche il figlio del cugino. Il giorno della causa, la mattina presto, il padre del ragazzo si portò in Avellino nello studio dell’Avvocato difensore del figlio con una cospicua somma di denaro, chiedendo all’Avvocato di impegnarsi nella difesa in quanto il figlio, questa volta l’aveva commessa grossa. L’Avvocato incassato l’onorario informò il cliente che il figlio nella causa odierna sarebbe stato assolto e quindi immediatamente scarcerato. Il parente, in considerazione del reato commesso dal figlio, rimase sconcertato e chiese all’Avvocato come era possibile ciò; e l’Avvocato disse: “ Caro amico, tuo figlio sarà assolto, in quanto una volta libero ne commetterà altri di reati  e tu correrai qui a portare altri soldi, mentre il bravo ragazzo una volta libero si guarderà bene di commetterne altri”. A buon intenditor.

Andrea aveva conservato a Baiano, presso un parente, una credenza con sovrastante vetrina (detta cristalliera) da lui realizzata in età giovanile, vecchio ricordo che decise di restaurare e portare a Napoli nella casa da poco acquistata. Per il restauro fu incaricato tale Giovanni ‘o Quartino” di Baiano:  dopo il restauro, fu trasportata a Napoli e depositata sotto il porticato del palazzo in Via A. De Gasperi. Bisognava trasportarla per le scale al dodicesimo piano, per cui Andrea, costatata le necessità di un aiuto, incaricò Pasquale, il ragazzo di bottega, di chiamare nell’officina, distante poco più di cento metri l’operaio Felice.

Pasquale si incamminò per tale compito ma lungo la strada incrocia la sua ragazza e decide, con la stessa, di andare in pizzeria per consumare una pizza, ignorando l’incarico ricevuto. Dopo aver mangiato la pizza, dopo circa un’ora, si porta nell’officina a chiamare Felice che in quel momento era intento a saldare una sega speciale da falegnameria, per cui dopo pochi minuti, entrambi si portarono sotto il porticato dove dovevano essere in attesa Andrea e Giovanni con il mobile.

 Qui non trovarono nessuno e così decisero di prendere l’ascensore; all’arrivo ed all’apertura dell’ascensore al dodicesimo piano, sull’ultima rampa di scala si trovarono al cospetto di Andrea e Giovanni, uno sul davanti e l’altro dietro intenti al trasporto dell’ingombrante mobile, sudati a stanchi per il lavoro svolto. A questo punto, Andrea inveì contro Felice , accusandolo di non essere venuto prima e Felice che non conosceva il tempo trascorso dalla chiamata gli fece presente che al momento della chiamata era intento a saldate una sega e che Paolino lo avena invitato a farlo in pochi minuti. Andrea, nel pomeriggio si recò nell’officina, per richiamare il figlio e per avere le ragioni del tanto ritardo, ma non vi trovò il ragazzo Pasquale; quando in quel momento arriva la sua ragazza che riferì ai presenti che Pasquale era a casa per un malessere improvviso per aver mangiato insieme, nella mattinata, una pizza in una pizzeria al porto.

 A questo punto conoscendo le astuzie di Pasquale che era solito praticare anche in altre occasioni in cui si prendeva gioco degli altri, fu chiarito che Pasquale per portarsi nell’officina aveva impiegato circa due ore e che Felice e Paolino non avevano alcuna colpa del ritardo.

IL MONUMENTO AL CIMITERO. FELICE LAVORATORE E ONESTO COMUNISTA

In occasione della costruzione del monumento a San Francesco nel Cimitero comunale, Andrea inviò  una lettera al progettista dell’opera,  nella quale, tra l’altro  scrisse: “Puoi avere fiducia di Felice che, anche se comunista, è una persona onesta”. Il giovane destinatario, in buona fede, ignaro del contenuto della missiva, lo lesse in presenza di Felice che in quel periodo era il segretario locale del Partito Comunista. E’ immaginabile quel che successe il giorno seguente a Napoli, nell’officina con Andrea che si scusava con il suo dipendente mentre questo lo accusava di comportamenti illegali. Vi furono non poche discussioni sull’affermazione fatta dal datore di lavoro con i relativi commenti a giustificazione e scuse per quanto dichiarato.

E’ doveroso menzionare quello che si verificò durante la costruzione del monumento a San Francesco nel Cimitero comunale, fatto che ancora oggi, al solo ricordo, vengono i brividi. Una mattina, durante la costruzione del monumento da parte di due operai della ditta Manzione di Napoli, il tempo si annuvolò e sopraggiunse una lieve pioggia, situazione che non consentiva alla colla di produrre il suo immediato effetto per il montaggio dei listelli di marmo. In quel momento sopraggiunse Modestino, custode cimiteriale, che di sua iniziativa, prese la statua in bronzo di San Francesco poggiata sotto l’arcata del porticato con le braccia aperte verso il cielo e lo sguardo verso l’ingresso del cimitero, voltandola verso la costruzione in atto, disse:” San Francesco , l’opera è per te, non far piovere, gli operai sono venuti da Napoli, non far perdere loro  la giornata”.

   Dopo qualche minuto, come per incanto,  la pioggia si fermò e le nuvole si aprirono facendo comparire un bel fascio di raggi solari. Tutti i presenti, i due operai, Andrea, Modestino e lo scrivente, sorpresi ed increduli fecero un doveroso segno di croce, e ciascuno, in cuor suo ringraziò il Santo per il prodigioso evento. Oggi, purtroppo, la statua in bronzo di San Francesco, opera di uno scultore spagnolo, per il suo elevato valore è stata trafugata, al suo posto vi è una statua di altro materiale con le braccia conserte e non più aperte verso il cielo.

  Si è voluto ricordare un baianese, partito dal nulla, che ha realizzato, nel corso della vita, un cospicuo patrimonio immobiliare; soprannominato ‘ O strologo” o meglio il Sapiente, per le sue svariate conoscenze in vari ambiti, sia lavorativi che commerciali, dovute ai rapporti che aveva con alcuni industriali a Napoli dove frequentava il bar “ Rosso e nero” sul lungo mare e a Milano, dove aveva comprato un’altra casa e dove era solito intrattenersi in Galleria con industriali, giornalisti e personalità culturali. Andrea era anche un benefattore; molte volte si portava nel suo paese d’origine, per donare aiuti alimentari a persone bisognose, spesso sostenuto da una sua parente con negozio in via Libertà.