È morto Paolo Piccolo, il detenuto rimasto un anno in coma dopo il pestaggio nel carcere di Avellino

È morto Paolo Piccolo, il detenuto rimasto un anno in coma dopo il pestaggio nel carcere di Avellino

Avellino. — Paolo Piccolo, 26 anni, è morto nella notte all’ospedale “Moscati” di Avellino dopo quasi dodici mesi di coma vegetativo. La sua storia inizia la sera del 22 ottobre 2024, dentro il carcere di Bellizzi Irpino, quando un gruppo di detenuti prese in ostaggio alcuni agenti di polizia penitenziaria e lo aggredì brutalmente. Da allora, Piccolo non si è più ripreso.

L’aggressione, avvenuta nel reparto di media sicurezza della struttura, fu uno dei momenti più drammatici nella recente cronaca penitenziaria italiana. Piccolo, secondo la ricostruzione, venne colpito con calci e pugni fino a perdere conoscenza. Le ferite riportate, soprattutto alla testa, gli causarono lesioni cerebrali irreversibili.

Per un anno, il giovane è rimasto ricoverato in stato vegetativo, assistito dai familiari e dal personale medico. Nella notte tra lunedì e martedì, il suo corpo non ha retto oltre.
Nelle prossime ore la Procura di Avellino conferirà l’incarico per l’autopsia, con l’obiettivo di chiarire in modo definitivo le cause della morte e di valutare eventuali nuove responsabilità penali.

L’episodio riporta l’attenzione sulla crisi profonda delle carceri italiane, dove sovraffollamento, mancanza di personale e tensioni interne continuano a generare situazioni di rischio estremo.
Il carcere di Bellizzi Irpino, come molti altri istituti del Paese, è stato più volte al centro di denunce sindacali e interrogazioni parlamentari per le condizioni di sicurezza e la gestione dei detenuti.

Le associazioni per i diritti dei reclusi hanno espresso cordoglio alla famiglia e chiesto che la vicenda non cada nell’oblio. «Il caso di Paolo Piccolo non è un fatto isolato, ma un campanello d’allarme su cosa accade dentro le mura delle nostre prigioni», ha dichiarato un portavoce dell’Osservatorio sulla detenzione.

Per i familiari, resta solo il dolore e una domanda che da un anno non trova risposta: come è stato possibile che un giovane finisse in coma in un luogo dove lo Stato dovrebbe garantire la sicurezza di tutti, anche dei colpevoli?

La morte di Paolo Piccolo chiude una lunga agonia, ma apre una ferita ancora più grande nel dibattito pubblico italiano: quella su una giustizia che punisce, ma non sempre riesce a proteggere.