
![]()
Il 14 dicembre 1984 rappresenta una data fondamentale nella storia istituzionale italiana. In questo giorno, infatti, l’Italia ratifica il nuovo Concordato con la Santa Sede, riformando profondamente l’accordo originario firmato nel 1929 durante l’epoca fascista.
L’intesa, parte integrante dei Patti Lateranensi, aveva regolato per oltre mezzo secolo i rapporti tra Stato e Chiesa cattolica, ma risultava ormai superata rispetto all’evoluzione democratica e costituzionale del Paese.
Una svolta storico-istituzionale
Il nuovo Concordato, frutto delle trattative condotte dal governo guidato da Bettino Craxi e dal cardinale Agostino Casaroli, segna una trasformazione radicale dei rapporti tra le due istituzioni.
Per la prima volta viene affermato in modo esplicito il principio di laicità dello Stato italiano, adeguando l’accordo al dettato della Costituzione repubblicana entrata in vigore nel 1948.
I punti principali della riforma
La revisione introduce innovazioni significative:
La religione cattolica non è più “religione di Stato”, superando uno dei passaggi più discussi dei Patti Lateranensi.
Viene riconosciuta piena libertà religiosa, in linea con i principi costituzionali.
Cambia il sistema di finanziamento del culto cattolico, che non passa più attraverso il sostentamento diretto da parte dello Stato ma tramite il meccanismo dell’8×1000, affidato alla libera scelta dei cittadini.
Si ridefiniscono le norme relative al matrimonio religioso, che mantiene effetti civili ma con procedure più chiare e moderne.
Vengono aggiornati anche gli aspetti relativi all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, che diventa facoltativo.
Un passaggio epocale
La ratifica del 1984 segna l’ingresso dell’Italia in una fase più matura del rapporto con la Chiesa cattolica: un equilibrio nuovo, che riconosce il ruolo storico e culturale del cattolicesimo ma riafferma il carattere pluralista e laico dello Stato repubblicano.
La riforma dei Patti Lateranensi rappresenta ancora oggi uno dei capitoli più significativi della storia politico-istituzionale italiana, un esempio di dialogo tra istituzioni e di evoluzione democratica.