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Nel 1968, anno di profonde trasformazioni politiche, sociali e culturali, prende vita un progetto destinato a segnare in modo significativo il panorama dell’informazione italiana: la nascita del quotidiano Avvenire. Il giornale nasce ufficialmente il 4 dicembre 1968 dalla fusione di due importanti testate cattoliche già attive nel Paese: L’Italia (Milano) e L’Avvenire d’Italia (Bologna).
Due storie, una nuova voce
La decisione di unire le due testate non fu casuale. La Conferenza Episcopale Italiana, osservando i cambiamenti in corso nel mondo dei media e nella società italiana, ritenne necessario dare vita a un giornale capace di:
offrire ai cattolici una voce unitaria e autorevole;
affrontare le sfide culturali e politiche del tempo;
dialogare con un Paese attraversato da movimenti studenteschi, tensioni sociali e dibattiti sulla modernizzazione.
L’Italia, legata alla tradizione ambrosiana, e L’Avvenire d’Italia, storica voce dell’area bolognese, portavano con sé esperienze, sensibilità e pubblici diversi: unirli significava anche costruire un ponte tra culture cattoliche differenti, orientandole verso una prospettiva nazionale e più moderna.
Il nuovo progetto editoriale
La direzione del nuovo quotidiano fu affidata a Leonardo Valente, che guidò la redazione nella complessa ma stimolante fase di avvio. Avvenire si caratterizzò fin dall’inizio per:
un taglio giornalistico innovativo rispetto alla stampa cattolica tradizionale;
un’attenzione particolare alle questioni sociali, etiche e familiari;
la volontà di coniugare il messaggio cristiano con la lettura dei fatti contemporanei;
un linguaggio più aperto al dialogo con il mondo laico.
In un periodo segnato da contestazioni studentesche, crisi politiche e trasformazioni del costume, Avvenire scelse di proporsi come spazio di riflessione e confronto, mantenendo un radicamento nella dottrina sociale della Chiesa ma aprendosi al dibattito pubblico con una voce equilibrata e riconoscibile.
Un ruolo che continua nel tempo
Dal 1968 ad oggi, Avvenire è cresciuto fino a diventare uno dei quotidiani nazionali più diffusi, punto di riferimento non solo per i cattolici, ma per chiunque cerchi un’informazione attenta ai temi della persona, della solidarietà, della pace, della giustizia sociale e della dignità umana.
La fusione del 1968 non fu quindi soltanto un’operazione editoriale: rappresentò la costruzione di una nuova identità culturale e giornalistica, capace di attraversare i decenni mantenendo una fedeltà al proprio nome – Avvenire – e al suo significato: guardare avanti.
