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Il 19 settembre 1893 la Nuova Zelanda entrò ufficialmente nella storia mondiale come il primo Paese a riconoscere alle donne il diritto di voto nelle elezioni parlamentari. Una conquista epocale che aprì la strada a una nuova era dei diritti civili e del riconoscimento della parità politica tra uomini e donne.
Un percorso di lotte e determinazione
La battaglia per il suffragio femminile in Nuova Zelanda fu guidata da associazioni e attiviste come Kate Sheppard, figura centrale del movimento. Le sue campagne, caratterizzate da petizioni di massa e un’intensa attività di sensibilizzazione, fecero pressione sul Parlamento affinché riconoscesse la partecipazione delle donne alla vita politica.
Nel 1893, dopo anni di resistenze e dibattiti, il Governor Lord Glasgow firmò l’emendamento alla legge elettorale, trasformando la Nuova Zelanda in un modello di progresso democratico.
Un esempio seguito dal mondo
Il provvedimento ebbe risonanza internazionale: negli Stati Uniti e in Europa i movimenti femministi citarono il caso neozelandese come esempio concreto di cambiamento possibile. Tuttavia, nonostante questo passo avanti, le donne neozelandesi dovettero attendere il 1919 per poter anche candidarsi ed essere elette in Parlamento.
L’eredità di quella conquista
Oggi la Nuova Zelanda viene ricordata come una pioniera nella storia del suffragio femminile. L’immagine di Kate Sheppard è raffigurata sulla banconota da 10 dollari neozelandesi, simbolo di un Paese che ha scelto di riconoscere e celebrare le sue battaglie per la democrazia e l’uguaglianza.
Quella decisione del 1893 non solo cambiò il volto della politica neozelandese, ma diede forza ai movimenti per i diritti delle donne in tutto il mondo, segnando una tappa fondamentale nella lunga marcia verso la parità di genere.
