
![]()
di Carmine Napolitano
Un addio o una rottura portano con sé un dolore ed una necessità di guardarsi dentro indispensabile per andare avanti e continuare a vivere le bellezze della vita
Una strana correlazione?
Si, lo so cosa state pensando: “Carmine ma se uno lascia o viene lasciato é la norma, la morte tutt’altra cosa non puoi paragonarle sei il solito esagerato”. Avete perfettamente ragione ma il punto non é questo. Il punto é come eventi così diversi possono avere dei punti di contatto nel dolore e nel come sia necessario affrontarlo. Andare avanti é un obbligo ma sopravvivere é ben diverso dal vivere
Alla ricerca del perché
Quando qualcuno esce dalla nostra vita, la prima riflessione che facciamo, in un impeto di tristezza infinita è sempre lo stesso “perché proprio a me?”. Un interrogativo egoistico e piuttosto banale ma tant’é prende sopravvento nel nostro inconscio. Ci poniamo stupidamente al centro del mondo, come se il mondo stesso ruotasse intorno a noi. A dire il vero però non siamo a conoscenza della vita degli altri, eppure assumiamo la certezza che gli altri, “loro” in quel momento stiano tutti meglio di noi… Già. Ci sono infondo solo diversi milioni di persone nel mondo, nessuno starà soffrendo come noi, ma soprattutto come cavolo si é arrivati a noi?. Da lì in poi una sequela infinita di domande alla ricerca di risposte razionali che non ci sono, non esistono, ma estenuamenre ricercate con la speranza che qualora trovate possano in qualche modo, chissà, alleviarci quel dolore oramai dilagato dentro di noi, inarrestabile come un fiume in piena, capace di travolge tutto e non lasciare niente, così forte da scombussolarci e ribaltarci emotivamente. I credenti (di ogni tipo) si affideranno nel sacro invocando Dio alla ricerca di un segno, mentre i profani nella razionalita più profonda. Nonostante le marcate differenze entrambi, in ogni caso, volgeranno lo sguardo all’insù, verso il cielo, alla ricerca di un appiglio. Perché non esiste razza, religione o razionalita che regga davanti al dolore, tutti ci scopriamo più fragile e le nostre convinzioni messe a dura prova.
Balorda nostalgia
Olly aveva già capito tutto, aveva già c’entrato il punto. La nostalgia che fa rima anche con malinconia finisce per diventare il fattore predominante della storia. I ricordi riaffioreranno in continuazione. Immagini, video, momenti, ti riporteranno indietro nel tempo. Uno più bello dell’altro. Più tempo siamo rimasti legati a quella persona e più forte e prepotente quasi con fare arrogante questi ricordi busseranno alla porta dentro di noi, sfondandola. Oppure, ancora, come se d’improvviso un film fosse stato avviato e anche dopo la fine il proiettore mai più spento. Difficile non farsi travolgere da tutto questo sopratutto in una prima fase anche perché i momenti brutti, che ci sono stati, no quelli so già stati dimenticati. Le litigate, le discussioni tutte cancellette malgrado si, le hai fatte. Il tuo incoscio però oramai ti ha sogggiogato, ha preso il totale sopravvento, sei fragato. Ed ecco che allora tante piccole cose ti ricorderanno lei. La rivedrai in un luogo visitato insieme, in un intercalare o in una semplice smorfia. Piangerai si, lo farai, e ti farà bene perché sarà uno sfogo, una valvola necessaria per tirare fuori quel immenso dolore.
Una lunga degenza
Allora come e in quanto tempo si supera tutto questo? Boh, vallo a sapere. Non esiste un manuale, delle istruzioni d’uso che applicate correttamente risolveranno il problema. Vi immaginate “assummere due pillone dopo i pasti per 5 giorni” e cosi come per magia, il dolore andasse via. A pensarci bene per il cuore possiamo assumere diversi medicinali che riducano il rischio di infarto ad esempio, ma il cuore in quanto organo involontario, “involontariamente” ci tirerà sempre brutti scherzi quando saremo sentimentalmente coinvolti. E la testa? Beh, ha la sua massiccia dose d’influenza. Il discorso é il medesimo, di farmaci ne esistono diversi ma capaci di farci dimenticare una persona no. Per sentimenti e pensieri non esiste nessun farmaco. La morale della favola é semplice e forse scontata, non esiste un tempo e non esiste un modo. Ci sono le esperienze ed ognuno ha le proprie, ognuna con le proprie peculiarità. Non stupiamoci se chi ci circonda ci racconterà del proprio dolore passato questo nasconderà l’intento di sollevarci dal nostro. Per predisposizione naturale gli essere umani sono animali sociali, e nei momenti più bui prende forma una solidarietà naturale che ci unisce. Un nobile gesto che potrebbe arrivare da chiunque anzi spesso da chi meno te lo aspetti. La vita in fondo non smette mai di stupire. Nonostante le parole ed i gesti sì dovrà fare i conti con sé stessi in quegli attimi avendo adesso più chiaro che non si é soli, che non si é stati e non si sarà mai gli unici. Dovremmo essere pronti ad attraversare quel dolore, solo così potremmo riprenderci la nostra vita da dove l’avevamo lasciata ed uscire da quel senso di stand by in cui ci trovavamo.
Il cassetto
Fino ad ora abbiamo demonizzato il passato, lo abbiamo trattato come un elemento da eliminare ma in verità sarebbe un grande errore farlo. Dimenticando, cancelleremmo una parte di noi. I ricordi invece sono il dono più prezioso che abbiamo. Un patrimonio a da cui non possiamo separarci. Rappresenta la nostra evoluzione, la nostra storia, come siamo cambiati e perché nel tempo. Attraverso quei ricordi possiamo guardarci dentro e capire gli errori commessi, così da crescere e non commetterne medesimi. Se a causa di una persona mettessimo in discussione tutta la storia non sarebbe più la stessa, sarebbe monca, difficile da comprendere. Vi immaginare studiare la seconda guerra mondiale ma omettendo la shoah. Sarebbe la stessa cosa? Credo di no. Il punto quindi non é dimenticare ma essere capaci di mettere in un cassetto quei ricordi che ci legano a quella persona, tirandoli fuori solo qualora fosse necessario. Prenderli si, ma per un rewatch come una serie tv a cui si é particolarmente legati.
Sabbie mobili
L’aspetto più importante nell’elaborazione del dolore é cercare di non affogare nei ricordi. Perché se da un lato possono rappresentare un porto sicuro dove rintanarci dal mondo e dalle sue storture, perché li in quegli attimi eravamo felici, e ne siamo consapevoli, dall’altro possono trasformarsi senza nemmeno che ce ne rendessimo conto in delle sabbie mobili. Lentamente, poco alla volta, verremmo fagocitati, inghiottiti in un mondo reale, ma passato, dal quale non saremmo più capaci di uscire. Inizieremmo a credere che vivere nei ricordi e di ricordi sia la scelta corretta. In realtà é solo paura, così forte da ingabbiarci e farci credere che per nuovi ricordi (magari anche migliori) non vé spazio, non vi può essere ed in fondo non c’è bisogno. Non reagire a tutto questo equiparrebbe però a rinunciare a vivere e sarebbe una scelta facile. Stare lì a commiserarsi non farebbe altro che amplificare il dolore stesso. Attraversare il dolore vuol dire fermarsi, arrabbiarsi, riflettere ma alla fine accettare.
Una sostanziale differenza
Un lutto porta con sé la certezza di un addio, l’impossibilità materiale di poter fare anche il più piccolo gesto, una chiamata. Un addio di questa natura non é ricercato ma anzi lo subiamo inermi davanti allo svolgersi degli eventi stessi. In alcuni casi una malattia o un avvenimento particolare a metterci un ulteriore carico rendendo tutto più difficile da accettare e digerire. La differenza con una rottura é evidente sia sostanziale dove ammettiamolo volontariamente una persona sceglie o scegliamo di farla uscire della nostra vita, ma non sparisce fisicamente. Malgrado ciò entrambe portano con se un cambio di paradigma. Eventi sismici che rompono le nostre quotidianità, le nostre vite, stravolgendole in molti casi. È qui che possiamo trovare il punto di contatto. Nonostante con una rottura una persona non scompare per certi versi finisce per farlo. Man mano scivolerà via spazzata dal vento del tempo ridimensionata nella testa e nel cuore.
Viva la vita
Lutto o rottura che sia, la vita andrà avanti lo stesso che noi lo vogliamo o meno. È evidente non possiamo avere il controllo su tutto ciò che ci circonda e accade. Sarebbe bello, ma non possiamo. Ci sono delle variabili che sfuggono alla nostre capacità. Bisogna accettare che la vita é fatta di sorrisi ed anche di pugni che posso colpirti così forte da stenderti. Siamo chiamati però a rialzarci e vivere. Lo dobbiamo a noi stessi. Un passo alla volta per ricomporre i pezzi. Da soli é difficile? Chiedete aiuto, se non bastassero amici o parenti rivolgetevi a chi per lavoro o missione prova a riassettarci, gli psicologi o gli psicoterapeutici. Non abbiate paura di farlo. La vita é unica, é un dono e dobbiamo assaporarne l’essenza portando dentro di noi quei ricordi, senza farcene sopraffare. Quella “persona” farà parte per sempre di noi, la porteremo con noi. È giusto però che rappresenti una capitolo della storia e non l’ultima pagina. L’unica cosa che conta in fin dei conti é vivere cercando di non avere troppi rimpiati e troppi rimorsi.
