“ACCADDE OGGI”. 19 luglio 1992 – La strage di via D’Amelio: 33 anni fa l’attentato che cambiò l’Italia

ACCADDE OGGI. 19 luglio 1992 – La strage di via D’Amelio: 33 anni fa l’attentato che cambiò l’Italia

Palermo. Il 19 luglio 1992, alle 16:58, una violenta esplosione squarcia il cuore del capoluogo siciliano. In via Mariano D’Amelio, una Fiat 126 carica di tritolo viene fatta esplodere al passaggio del giudice Paolo Borsellino, uccidendo lui e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Sono passati 33 anni da quella domenica d’estate, ma l’eco di quella strage continua a risuonare con forza nella coscienza civile del Paese. Fu un attentato mafioso, deliberato da Cosa Nostra, che intendeva fermare l’azione di uno dei magistrati più coraggiosi e determinati nella lotta alla criminalità organizzata.

Appena 57 giorni prima, lo stesso destino era toccato a Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta. Borsellino, suo amico fraterno, aveva scelto di non arretrare. Continuava a indagare, sapeva di essere nel mirino eppure non si fermò, nemmeno per un attimo.

Un mistero ancora aperto

La strage di via D’Amelio non è solo un attentato mafioso. Negli anni successivi, numerose inchieste giudiziarie e giornalistiche hanno aperto inquietanti interrogativi sui rapporti tra mafia, servizi deviati e apparati dello Stato. Elementi ancora oggi oggetto di approfondimenti e dibattiti.

Borsellino, nei suoi ultimi giorni, stava cercando la verità anche sul cosiddetto “papello”, una lista di richieste avanzate da Cosa Nostra per interrompere le stragi. Stava indagando su livelli alti, troppo alti, e fu eliminato con metodo militare, in un contesto ancora in parte oscuro.

La memoria, ogni anno più viva

Da allora, ogni 19 luglio via D’Amelio si trasforma in un luogo di raccoglimento e memoria. Studenti, familiari, magistrati, rappresentanti delle istituzioni e cittadini comuni si riuniscono per ricordare Borsellino e la sua scorta. In tutta Italia si organizzano iniziative, incontri, fiaccolate e letture pubbliche.

Il nome di Emanuela Loi, prima donna della Polizia di Stato a morire in servizio, è diventato un simbolo di dedizione e coraggio. Le immagini delle auto distrutte, della nube nera che si levava da Palermo, sono ormai scolpite nella memoria collettiva del Paese.

“Chi ha paura muore ogni giorno…”

Paolo Borsellino resta oggi una delle figure più luminose e tragiche della Repubblica. La sua frase più celebre è diventata un monito eterno:

Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.

In un’Italia ancora attraversata da opacità, zone grigie e sfide nuove alla legalità, il suo esempio continua a ispirare giovani, cittadini e servitori dello Stato.

Trentadue anni dopo, il dovere della verità

Nel 2025, a 32 anni da quella strage, il dovere della memoria si affianca a quello della verità piena. Non è solo un anniversario: è un invito a non dimenticare, a non voltarsi dall’altra parte, a pretendere giustizia.

Per Paolo. Per Emanuela. Per tutti loro. Per tutti noi.