LAURO. Le considerazioni di Peppe Rubinaccio sull’ultimo consiglio comunale

LAURO. Le considerazioni di Peppe Rubinaccio sullultimo consiglio comunale

“Nel leggere dalle colonne del Quotidiano del Sud un articolo relativo all’ultimo consiglio comunale celebrato a Lauro, ho trovato stimolo per una riflessione. Devo premettere che con Giacomo Corbisiero siamo distanti politicamenrte e nulla condivido sulla sua politica, però con grande onestà intellettuale e da giovane del Vallo di Lauro, devo ammettere che sulle circostanze che ha rappresentato è necessaria una buona dose di coraggio, coscienza critica e soprattutto cognizione di quelli che sono i veri problemi che attanagliano questo territorio. Faccio questa riflessione perchè proprio questa mattina, a Piazza Garibaldi di Napoli ho incontrato alcuni miei coetanei e amici del Vallo di Lauro, che non vedevo da tempo, con cui abbiamo condiviso una parte di vita. Giovani laureati, che per lavorare devono fare chilometri dalle loro famiglie per poter fare quello per cui hanno sudato una laurea, qualcuno purtroppo neanche quello. Invece, qui, continua a prosperare e ingrassare i soliti noti. Le parole forti di Giacomo Corbisiero, quelle su incarichi e appalti, dovrebbero far riflettere. Anche per la disparità di trattamento, senza alcun merito. La solita storia a cui assistiamo in tutti e sette comuni del Vallo, dove c’è la longa manus del Pd. Lo stesso partito che oggi tenta il colpo di reni all’Unione dei Comuni. Una vera e propria Opa, quella lanciata su uno strumento collegiale del Vallo di Lauro, che dovrebbe promuovere sviluppo, ma si sta trasformando nell’ennesimo carrozzone dove far slittare i fondi europei e ingrassare la solita macchina messa in campo nei comuni. Servirebbe una cura dimagrante a lor signori. Tutto questo fa riflettere, amaramente. Ho voluto scrivere questo, compulsato da ttanti amici. Ma io rilancio, dicendogli che, se in tutta Italia i grillini stanno spazzando via questo sistema, anche nel nostro territorio i giovani devono riappropiarsi di un futuro che gli appartiene, da uomini liberi”. Giuseppe Rubinaccio