
Sperone — C’è una voce in Campania che non conosce tempo, che accarezza i cuori con la stessa forza da oltre tre decenni. Quella voce è di Gigi Finizio, ed è risuonata potente e limpida ieri sera nell’area mercato di Sperone, dove migliaia di persone hanno preso parte a un evento che ha travalicato i confini del semplice concerto per diventare rito collettivo, celebrazione popolare e affresco autentico di una comunità viva.
Il concerto, attesissimo, ha visto la partecipazione di una folla traboccante ed entusiasta, accorsa da tutto il mandamento e oltre per ascoltare l’artista napoletano che ha segnato intere generazioni con la sua musica. Finizio ha saputo ancora una volta confermarsi interprete raro, capace di coniugare tecnica e sentimento, presenza scenica e prossimità umana. Con un repertorio che ha attraversato i momenti più alti della sua carriera, ha fatto cantare e commuovere, rapito e restituito emozioni.
Ma la serata non è stata solo musica. È stata, come spesso accade nei piccoli centri che custodiscono ancora le radici profonde delle tradizioni popolari, il frutto di una macchina organizzativa complessa e appassionata. Prima che le luci si accendessero sul palco, il Presidente del Comitato Festa, Michele Longobardi, ha preso la parola per ringraziare, uno a uno, i protagonisti silenziosi di questa riuscita: il pubblico, l’Amministrazione comunale con in testa il Sindaco, le forze dell’ordine, la polizia municipale, gli sponsor, i volontari, e tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo appuntamento atteso e sentito.
Un tributo particolare è stato rivolto all’agenzia L’Azzurra Spettacoli e all’agente Stefano Scafuri, per la professionalità e la disponibilità dimostrate nell’accompagnare l’organizzazione verso il successo.
In un’Italia dove la cultura dell’aggregazione rischia di cedere il passo all’individualismo, Sperone ha dato una lezione di comunità, dimostrando come la musica possa ancora essere collante sociale, strumento di condivisione e generatore di bellezza collettiva.
E mentre le ultime note svanivano nel cielo d’estate, tra gli applausi e gli occhi lucidi, un pensiero si faceva largo tra i presenti: a Sperone, la tradizione non è un ricordo, è un presente vivo che canta, abbraccia e resiste.