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Da qualche giorno si sono riaperte le Scuole Superiori, o, per essere più tecnici, le Scuole Secondarie di Secondo Grado, maggiormente concentrate nel capoluogo Avellino. Dopo appena quattro giorni di riapertura, i tanti ragazzi, soprattutto quelli provenienti dalla provincia, sono già oberati, insieme alle loro famiglie, da criticità segnalate principalmente nei trasporti pubblici provinciali e cittadini.
Criticità evidenziate in particolare dagli studenti di Forino, spesso costretti a corse su pullman strapieni e insufficienti sia nella flotta, sia negli orari, tanto al mattino quanto, soprattutto, al pomeriggio. A queste si aggiunge la situazione delle “filovie” avellinesi, sovraffollate fino all’inverosimile presso lo stazionamento di Piazzetta Santa Rita, del tutto incapaci di soddisfare le esigenze del trasporto studentesco.
Le maggiori segnalazioni giungono dagli istituti situati lungo via Morelli e Silvati, tra cui l’ITT “G. Dorso”, l’Istituto Tecnico Economico “Luigi Amabile” e il Liceo Statale “Imbriani”, dove ogni mattina diventa un vero e proprio calvario per gli studenti riuscire a raggiungere le aule, a causa della penuria e dell’inadeguatezza dei mezzi pubblici avellinesi: pochi e insufficienti ad accogliere la folta torma di studenti.
C’è chi, per colmare le carenze del trasporto, è costretto a trasformarsi nel “Mennea della situazione”, percorrendo a piedi due o tre chilometri da Campetto Santa Rita, o chi si ritrova, come un “Michael Johnson”, a schivare il traffico cittadino, reso difficoltoso e pericoloso.
E la tanto decantata sicurezza, l’incolumità degli studenti? A farsi benedire… Una benedizione confermata dai primi, inesorabili ritardi: anche soli dieci minuti diventano motivo di giustificazione sul registro elettronico, trasformandosi in un ulteriore balzello e in una beffa. Una condanna che, già dalla prima settimana di scuola superiore, si traduce in un marchio: quello della inadeguatezza dei trasporti pubblici e, ancor di più, nel giudizio del docente di turno, giudice “confirmatore” di qualcosa che non appartiene né al ragazzo né alla famiglia, ma che finisce per penalizzarli e umiliarli.
Ci domandiamo: chi deve agire? Chi è preposto, per retribuito compito, a porre anche solo un minimo rimedio a tutto ciò? I dirigenti scolastici? Il Provveditorato agli studi? Le aziende di trasporto? Il Commissario cittadino? Solo domande che, forse, non troveranno mai risposte, in un marasma di reciproche responsabilità scaricate, in un pugno di sabbia che resta nelle mani dei poveri studenti e delle loro famiglie.
Daniele Biondi
