“ACCADDE OGGI”. 29 agosto 1991 – Libero Grassi, l’imprenditore che sfidò la mafia: un sacrificio che è diventato simbolo di libertà

ACCADDE OGGI. 29 agosto 1991 – Libero Grassi, l’imprenditore che sfidò la mafia: un sacrificio che è diventato simbolo di libertà

Palermo, 29 agosto 1991. Una data che resta incisa nella memoria civile del nostro Paese. In quel giorno, Libero Grassi, imprenditore palermitano nel settore tessile, venne assassinato dalla mafia per essersi opposto pubblicamente al racket delle estorsioni.

Grassi fu tra i primi a denunciare apertamente il sistema del “pizzo”, rifiutando di pagare e dichiarando la sua scelta in un coraggioso articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia nell’aprile del 1991, intitolato “Caro estortore”. In quelle righe rivolte direttamente ai mafiosi, spiegava che non avrebbe mai ceduto a quella logica di sottomissione. Una scelta che lo isolò: pochi colleghi lo sostennero apertamente, e lui stesso denunciò la solitudine in cui era costretto a vivere la sua battaglia.


L’agguato

La mattina del 29 agosto 1991, Grassi fu colpito mortalmente sotto la sua abitazione in via Vittorio Alfieri, a Palermo, mentre si recava in ufficio. A ucciderlo furono i sicari di Cosa Nostra, mandanti e mandati da quella mentalità che non tollerava gesti di ribellione.


Un’eredità di coraggio

La sua morte suscitò scalpore e indignazione in tutta Italia, diventando un punto di svolta nella consapevolezza collettiva sulla piaga delle estorsioni. Negli anni successivi, il suo esempio contribuì alla nascita di movimenti e associazioni antiracket, alimentando una nuova cultura della legalità.

Ancora oggi, il nome di Libero Grassi è simbolo di resistenza all’omertà e al ricatto mafioso. In suo onore sono state intitolate scuole, piazze e associazioni. Sua moglie, Pina Maisano, e i figli hanno continuato la battaglia, trasformando un dolore personale in impegno civile.


Un messaggio ancora attuale

Il sacrificio di Grassi resta di un’attualità sorprendente: ricordare la sua storia significa riflettere sull’importanza del coraggio individuale, ma anche sulla necessità di una società capace di sostenere chi dice no alla mafia.

“Io non pago, io non ci sto”: con queste parole Libero Grassi lanciò un messaggio che oggi è patrimonio comune, ma che nel 1991 fu un atto di straordinaria solitudine e forza.