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L’11 dicembre 1994 rappresenta una delle date più significative nella storia dell’integrazione europea del nostro Paese. In quel giorno, infatti, la Camera dei Deputati approvò in via definitiva la ratifica del Trattato di Schengen, sancendo ufficialmente l’adesione dell’Italia a uno dei più importanti accordi comunitari del secondo dopoguerra.
Il Trattato di Schengen, firmato originariamente nel 1985 da cinque Stati – Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo – prevedeva l’abolizione progressiva dei controlli alle frontiere interne tra i Paesi aderenti, creando uno spazio comune di libera circolazione. Si trattò di un passo rivoluzionario, che ha trasformato il concetto stesso di confine in Europa, aprendo la strada a un’area di mobilità senza precedenti nella storia del continente.
Per l’Italia, l’ingresso ufficiale nell’accordo nel 1994 costituì una scelta strategica e simbolica insieme. Da un lato, rafforzava il processo di integrazione politica ed economica già avviato con il Mercato Unico europeo; dall’altro, rappresentava un segnale concreto di fiducia nel progetto di una Europa più unita, aperta e cooperativa.
Con la ratifica, il nostro Paese si impegnava a eliminare i controlli sistematici alle frontiere terrestri, marittime ed aeroportuali verso gli altri Stati Schengen, sostituendoli con sistemi condivisi di controllo esterno e cooperazione internazionale in materia di sicurezza, giustizia, contrasto al crimine e gestione dei flussi migratori.
L’effettiva entrata in vigore delle norme avvenne nel 1997, dopo l’adeguamento tecnico–amministrativo delle strutture di controllo e la creazione del Sistema Informativo Schengen (SIS), piattaforma fondamentale per la cooperazione tra le forze di polizia europee.
L’adesione italiana al Trattato di Schengen ha avuto conseguenze profondissime:
ha favorito il turismo e la mobilità lavorativa;
ha rafforzato gli scambi economici e commerciali;
ha contribuito alla nascita di una generazione di europei abituati a viaggiare senza passaporto tra Paesi un tempo separati da barriere rigide;
ha ampliato la cooperazione internazionale di polizia e magistratura, elemento cruciale nella lotta alla criminalità organizzata.
A quasi trent’anni di distanza, il Trattato di Schengen resta uno dei pilastri della costruzione europea e una delle conquiste più riconosciute dai cittadini dell’Unione.
L’11 dicembre 1994 segna dunque non soltanto un passaggio legislativo, ma una svolta culturale, che ha reso più vicini i popoli e più aperte le frontiere, contribuendo a definire ciò che oggi intendiamo come Europa unita.
