
Nelle tradizioni pasquali italiane il valore sacro convive con quello dell’appartenenza e della convivialità. È proprio in questo contesto che la cucina rappresenta da sempre il linguaggio più autentico attraverso cui i territori esprimono identità, valori e memoria. Ogni regione, infatti, custodisce gelosamente ricette che nel tempo si sono trasformate in veri e propri rituali, tramandati di generazione in generazione e celebrati puntualmente durante le festività. La pastiera, dolce simbolico della Campania, non solo incarna perfettamente questo spirito, ma si è nel tempo affermata come protagonista delle tavole pasquali in tutto il Paese, diventando simbolo trasversale di gusto, affetto e riconoscibilità.
“È straordinario osservare come, in ogni angolo d’Italia, ci sia un dolce della tradizione che segna la Pasqua, un filo invisibile fatto di ingredienti, racconti familiari e gesti condivisi che ci lega profondamente, pur nelle differenze”, afferma Annamaria Chirico, alla guida dell’azienda di grano cotto Chirico, specializzata da oltre cinquant’anni nella produzione di grano cotto per pastiera. “La pastiera, in particolare, è riuscita a superare i confini campani per parlare il linguaggio della festa anche in altre regioni, adattandosi, trasformandosi, ma senza mai perdere la sua anima”.
Se la versione napoletana, con il suo impasto fragrante di pasta frolla che racchiude una farcitura a base di grano cotto, ricotta, uova, zucchero, aromi e scorze di agrumi, rappresenta l’archetipo più riconoscibile, non mancano nel resto del territorio italiano reinterpretazioni locali, che pur conservando la simbologia del dolce, lo declinano secondo gusti e tradizioni specifici. In Puglia, ad esempio, la ricetta si arricchisce con l’aggiunta di crema pasticcera, che va a fondersi con la ricotta e il grano in un composto più vellutato e profumato, mentre in Basilicata si predilige una farcitura più densa e compatta, con ricotta finemente setacciata e una presenza più marcata di frutta candita, che richiama le usanze dolciarie contadine. In Sicilia, invece, la pastiera si veste di nuovi accenti grazie all’inserimento di gocce di cioccolato o di ingredienti tipici del territorio, come scorze d’arancia candite locali o essenze al pistacchio.
Alle varianti geografiche si affiancano quelle contemporanee e creative, dalla pastiera al cioccolato, ormai sempre più diffusa, fino alla pastiera salata, che stravolge la tradizione dolce per reinterpretarla in chiave rustica, mantenendo però il grano come ingrediente imprescindibile.
“In tutte queste espressioni il grano resta il denominatore comune, il cuore che tiene insieme memoria e sperimentazione. È per questo che da sempre mettiamo la qualità e la cura al centro della nostra produzione, perché ogni pastiera, ovunque venga preparata, merita una base solida, autentica, capace di sostenere gusto e tradizione”, sottolinea Annamaria Chirico, a testimonianza di come la vocazione dell’azienda sia radicata nella volontà di custodire un’identità, ma anche di favorirne l’evoluzione.
Ed è proprio attraverso questo equilibrio tra rispetto delle origini e apertura all’innovazione che la pastiera continua, anno dopo anno, a raccontare una Pasqua che unisce, che profuma di casa, e che parla la lingua di un intero Paese.