L’Autonomia differenziata. Perché i LEP sono un falso problema.

L’Autonomia differenziata. Perché i LEP sono un falso problema.

L’Autonomia differenziata. Perché i LEP sono un falso problema.del dottor Commercialista Fedele Valentino

Abbiamo da più parti letto o sentito parlare di LEP.  Ma cosa sono i LEP?  I cittadini conoscono il significato dell’acronimo LEP? I LEP sono i “livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi”, che devono essere garantiti, in modo uniforme ed omogeneo, sull’intero territorio nazionale, perché riguardano diritti civili e sociali da tutelare per tutti i cittadini.

Questi livelli essenziali delle prestazioni (diritto alle cure sociali, all’istruzione, ecc.), sono l’insieme dei servizi che convenzionalmente vengono effettuate in un determinato stato alla totalità dei cittadini, sulla base delle risorse finanziarie (entrate dello stato) disponibili.

Oggi in Italia i LEP non sono stati ancora determinati. Le prestazioni vengono realizzate ed applicate, su base regionale, in maniera disomogenea e non uniforme sul tutto il territorio nazionale. Questo perché l’attuale processo di redistribuzione delle prestazioni in capo ai cittadini, prevede il criterio della spesa storica. In sostanza chi negli anni scorsi ha avuto di più e dunque ha potuto spendere di più, riceve una quota sempre maggiore, ogni anno, di risorse pubbliche

Paradossalmente allo stato attuale, anche in assenza di autonomia differenziata, un cittadino di una regione riceve meno rispetto ad una altra regione.

Ma quali sono le regioni che negli anni scorsi hanno ricevuto meno da parte dello stato? Purtroppo, dobbiamo constatare che le regioni meridionali ottengono prestazioni (equivalente di risorse disponibili) pari al 20/25% del totale. Negli anni si è sempre privilegiato una maggiore distribuzione di risorse nazionali verso il Nord del paese perché si è venuto a consolidare, con il criterio della spesa storica, un continuo e costante drenaggio di risorse verso le regioni del Nord a discapito di quelle del Sud.

Questo iniquo sistema di distribuzione è stato poi fortemente alimentato dalla nascita della cosiddetta “Questione del Nord” caratterizzata da un clima politico e sociale legato alla rivendicazione di maggiori risorse basate sull’assunto che le regioni più produttive e ricche, debbano avere la possibilità di poter “trattenere” sul proprio territorio le entrate fiscali.

Con la prima riforma del Titolo V (2001), questa propensione al drenaggio delle risorse a favore del Nord del paese si è praticamente cristallizzata:

Si stima, che sono circa 60 miliardi all’anno (fonte SVIMEZ) le risorse drenate negli ultimi 20 a favore delle regioni settentrionali, per un totale di circa 1.200 Miliardi di euro.

In sostanza l’importo drenato a favore delle regioni settentrionali è pari a circa 6 piani PNRR.

Una montagna di risorse che avrebbero potuto sviluppare e rilanciare l’intero territorio del mezzogiorno, garantendo servizi e sviluppo mai conosciuti dalle regioni meridionali negli ultimi 160 anni.

Il Nord è stato da sempre (dall’unità d’Italia) considerato la “locomotiva” italiana. L’interesse della classe dirigente del paese è stato ed è rivolto essenzialmente a mantenere questo stato di cose.

Sulla base di questo assunto la politica unitaria ha, negli anni, da un lato consentito alle regioni settentrionali di svilupparsi ed ammodernarsi al pari dei grani paesi europei, dall’altro ha sempre di più depresso l’economia del mezzogiorno allargando di fatto il divario tra le regioni del nord e del sud.

Oggi se dovessimo fare una valutazione dei LEP, sulla base delle entrate fiscali dello stato, attualizzato per singola regione, purtroppo dovremmo constatare che il sud, non potrebbe ricevere lo stesso livello di assistenza del Nord.

Il Pil prodotto al Sud è circa il 20% di quello Nazionale ed è in valori assoluti meno di un terzo di quello del Nord. Da questo discende che le entrate fiscali del Nord sono nettamente superiori di quelle relative al Sud. Uno stato, unitario anche in presenza di una autonomia regionale, dovrebbe però consentire una adeguata distribuzione delle risorse in tutto il territorio senza distinzioni regionali. Per questo sii potrebbe già oggi eliminare il criterio della spesa storica, quale elemento di distribuzione delle risorse disponibili, consentendo un generale equilibrio tra le regioni.

Oggi potremmo avere una eguale distribuzione delle risorse ed una più adeguata assistenza per tutti i cittadini senza discriminare i cittadini di questa o quella regione, basta solo affidarsi al buon senso normativo e modificare un semplice criterio di ripartizione delle risorse disponibili sull’intero territorio nazionale, senza per questo applicare questa o quella autonomia regionale modificando ulteriormente il titolo V della costituzione.

Il problema, quindi, non è l’applicazione dei LEP con questa attuale normativa. Ne tantomeno giustificarne l’applicazione con l’autonomia differenziata.

Basta solo consentire alle regioni del sud di non subire il drenaggio delle risorse come in precedenza ricordato e calcolato dallo SVIMEZ e questo lo si può fare con o senza l’autonomia differenziata, con o senza l’adozione dei LEP.

Il problema serio è che questo riequilibrio lo si potrà ottenere, a parità di entrate, solo riducendo le quote delle regioni, del Nord, che oggi hanno una maggiore entrata. Le regioni del Nord dovrebbero rinunciare a consistenti risorse a favore del Sud.

Questo è stato ed è il problema che ci portiamo dietro da circa 160 anni. Non ci potrà mai essere redistribuzione della ricchezza di questo stato unitario, se una parte non lo consente anche a costo di vedere diminuita la propria ricchezza. Al Sud il 79% degli studenti non ha una mensa scolastica.  Solo il 18% degli studenti meridionali accede al tempo pieno con punte del 10% in alcune regioni.

Queste ed altre disuguaglianze territoriali non possono essere più tollerate in uno stato che si definisce unitario, dove i diritti e le opportunità devono essere uguali e garantiti per tutti i cittadini dal Nord al Sud. La classe dirigente ed i partiti nazionali (tutti) mentono sapendo di mentire. Dovrebbero avere il coraggio di dirle queste cose.

Dovrebbero avere il coraggio di dire ai cittadini delle regioni meridionali, che in questo stato nazionale unitario non c’è speranza per loro.