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La strada era sempre la stessa, placida nel mattino che si stiracchiava. E sull’uscio, come un orologio d’affetto, c’era lei.
Era una donna bellissima di mezza età, la sua eleganza non era mai scemata. Vestiva sempre signorilmente, una persona a modo, affabile, una Mamma meravigliosa. Durante la sua terza età, era cambiata molto, ma non aveva perso la gentilezza e il sorriso.
Nella sua casa, c’era una meravigliosa cristalliera, un gioiello di famiglia. All’interno, brillavano porcellane, cristalli, bicchieri preziosi. Ma al centro di questa scintillante vetrina, sul piatto di ceramica più in vista, faceva bella mostra una grande pagnotta di pane.
Di solito la trovavo sull’uscio di casa. Quando le auguravo il buongiorno e le chiedevo se avesse bisogno di qualcosa, lei sorrideva. “Figlio mio,” mi diceva con la voce increspata, “ti ringrazio ma non ho bisogno di niente.” E poi, con la sua mano tremante, mi indicava la pagnotta che troneggiava nella cristalliera. Poi aggiungeva: “È passato mio figlio e mi ha portato il pane.”
Quando pronunciava il nome del figlio, i suoi occhi si illuminavano e il viso splendeva di una fierezza indomabile.
Non era vero che era passato.
La pagnotta nella cristalliera era un trofeo ammuffito, un simulacro di affetto che lei mostrava con orgoglio a chiunque le chiedesse aiuto. Ma l’amore viscerale che lei provava per i suoi figli la faceva parlare sempre e solo nel bene, anche se, in cuor suo, sapeva di essere stata abbandonata.
La Superficialità e la Vita Vera
Questo ricordo mi torna alla mente oggi che “si ricorda la Festa dei Nonni”. Ed è chiaro che questa festa è una messinscena, come tante cose che si fanno in Italia.
Penso ai nonni della sua epoca, i miei nonni, che non avrebbero mai approvato questa festività. Con i problemi che c’erano – la fame, la povertà, la mancanza di lavoro, il duro lavoro nei campi e nei boschi per una paga misera, i tanti figli andati all’estero per un futuro migliore e morti in terra straniera. Loro avrebbero detto: “Invece di istituire la festa, il governo pensi a dare un futuro alle nuove generazioni.”
La verità è che la storia di questa signora è solo un frammento di un quadro molto più grande e doloroso, un quadro che questa festa ignora:
I nonni nel dimenticatoio: Accanto ai pochi nonni che vengono osannati, c’è la maggioranza. Tanti nonni nelle case di riposo, abbandonati al proprio destino dopo aver lavorato un’intera vita per gli altri.
I nonni sfruttati: Tanti che si trovano ricattati e costretti nel silenzio, sfruttati economicamente e usati. Sono costretti ad elemosinare la loro dignità giorno dopo giorno.
I nonni con la schiena dritta: Eppure, ci sono anche quei pochi nonni e persone anziane che non si lasciano abbindolare. Sono quelli con una mentalità libera e aperta che riescono a vivere la loro vita in completa libertà e dignità, senza farsi ricattare.
Questi ultimi sono la minoranza da cui tutti dovremmo prendere esempio.
Questa Festa dei Nonni è una celebrazione insignificante, una semplice facciata. La vita su questa terra ci impone di soffrire, ma l’amore e il rispetto per le persone anziane e della terza età non si dimostrano solo in questa giornata. Si devono dimostrare ogni singolo giorno.
Perché finché la maggioranza dei nonni e degli anziani non verrà rispettata e continuerà a vivere nel dimenticatoio, la loro vera festa resterà la pagnotta ammuffita, esposta come un trofeo di orgoglio contro la vergogna dell’abbandono.
M. A .
Era una donna bellissima di mezza età, la sua eleganza non era mai scemata. Vestiva sempre signorilmente, una persona a modo, affabile, una Mamma meravigliosa. Durante la sua terza età, era cambiata molto, ma non aveva perso la gentilezza e il sorriso.
Nella sua casa, c’era una meravigliosa cristalliera, un gioiello di famiglia. All’interno, brillavano porcellane, cristalli, bicchieri preziosi. Ma al centro di questa scintillante vetrina, sul piatto di ceramica più in vista, faceva bella mostra una grande pagnotta di pane.
Di solito la trovavo sull’uscio di casa. Quando le auguravo il buongiorno e le chiedevo se avesse bisogno di qualcosa, lei sorrideva. “Figlio mio,” mi diceva con la voce increspata, “ti ringrazio ma non ho bisogno di niente.” E poi, con la sua mano tremante, mi indicava la pagnotta che troneggiava nella cristalliera. Poi aggiungeva: “È passato mio figlio e mi ha portato il pane.”
Quando pronunciava il nome del figlio, i suoi occhi si illuminavano e il viso splendeva di una fierezza indomabile.
Non era vero che era passato.
La pagnotta nella cristalliera era un trofeo ammuffito, un simulacro di affetto che lei mostrava con orgoglio a chiunque le chiedesse aiuto. Ma l’amore viscerale che lei provava per i suoi figli la faceva parlare sempre e solo nel bene, anche se, in cuor suo, sapeva di essere stata abbandonata.
La Superficialità e la Vita Vera
Questo ricordo mi torna alla mente oggi che “si ricorda la Festa dei Nonni”. Ed è chiaro che questa festa è una messinscena, come tante cose che si fanno in Italia.
Penso ai nonni della sua epoca, i miei nonni, che non avrebbero mai approvato questa festività. Con i problemi che c’erano – la fame, la povertà, la mancanza di lavoro, il duro lavoro nei campi e nei boschi per una paga misera, i tanti figli andati all’estero per un futuro migliore e morti in terra straniera. Loro avrebbero detto: “Invece di istituire la festa, il governo pensi a dare un futuro alle nuove generazioni.”
La verità è che la storia di questa signora è solo un frammento di un quadro molto più grande e doloroso, un quadro che questa festa ignora:
I nonni nel dimenticatoio: Accanto ai pochi nonni che vengono osannati, c’è la maggioranza. Tanti nonni nelle case di riposo, abbandonati al proprio destino dopo aver lavorato un’intera vita per gli altri.
I nonni sfruttati: Tanti che si trovano ricattati e costretti nel silenzio, sfruttati economicamente e usati. Sono costretti ad elemosinare la loro dignità giorno dopo giorno.
I nonni con la schiena dritta: Eppure, ci sono anche quei pochi nonni e persone anziane che non si lasciano abbindolare. Sono quelli con una mentalità libera e aperta che riescono a vivere la loro vita in completa libertà e dignità, senza farsi ricattare.
Questi ultimi sono la minoranza da cui tutti dovremmo prendere esempio.
Questa Festa dei Nonni è una celebrazione insignificante, una semplice facciata. La vita su questa terra ci impone di soffrire, ma l’amore e il rispetto per le persone anziane e della terza età non si dimostrano solo in questa giornata. Si devono dimostrare ogni singolo giorno.
Perché finché la maggioranza dei nonni e degli anziani non verrà rispettata e continuerà a vivere nel dimenticatoio, la loro vera festa resterà la pagnotta ammuffita, esposta come un trofeo di orgoglio contro la vergogna dell’abbandono.
M. A .

