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CARBONARA DI NOLA – C’è una memoria che non si incide solo nel marmo dei monumenti, ma vive nelle storie, nei nomi, nei volti. È quella che Pietro Damiano e Claudio Acciari hanno pazientemente ricucito nel libro Sul filo della memoria – Carbonara di Nola, gli uomini e le vicende belliche, un’opera che, in occasione del 4 novembre, assume un valore ancora più profondo e commovente.
Il volume non è solo una raccolta di nomi e date, ma un vero e proprio viaggio nel dolore e nel sacrificio di una comunità. Attraverso lo studio incrociato di fogli matricolari, documenti anagrafici e fonti storiche, gli autori hanno ridato volto e voce a quei carbonaresi che persero la vita nelle guerre italiane, dalle campagne coloniali di fine Ottocento alla Seconda guerra mondiale.
Quattordici i caduti della Prima guerra mondiale, altri quattordici nella Seconda. Giovani, per lo più contadini, falegnami, muratori. Uomini come Giovanni Salvatore Cosenza, il primo a morire, appena ventenne, dilaniato da una scheggia d’artiglieria sulla Sella Nevea il 30 giugno 1915. O come Biagio Maffettone, il più giovane, un “ragazzo del ‘99”, caduto sul Grappa.
Le loro storie si intrecciano con quelle di tanti altri: Gennaro Sorrentino, caduto a Passo Buole; Francesco Menna, aviere che dopo l’8 settembre scelse di unirsi ai partigiani e morì in Piemonte combattendo i nazifascisti.
Il libro sfata anche alcuni luoghi comuni, come quello di un Sud estraneo alla Resistenza. Francesco Menna, come altri, dimostra che la scelta di continuare a lottare per la libertà fu anche meridionale. E lo stesso accadde con i tanti che, dopo l’armistizio, rifiutarono di collaborare con i tedeschi e finirono nei campi di concentramento, come Vincenzo Rega, morto in Germania.
Come scrive il prof. Carlo Vecce nella prefazione, “non bastano i monumenti di pietra, a ricordare i nomi di chi scompare nel vortice della guerra”. Servono “monumenti di memoria”, ed è proprio questo l’intento del libro: costruire, attraverso le storie individuali, una memoria collettiva che resista all’oblio.
Il volume si chiude con la storia del monumento ai caduti di Carbonara, voluto fortemente dalla comunità. Oggi quel monumento, arricchito nel 2008 da una nuova opera, è il simbolo di una memoria che non si spegne.
In un’epoca in cui le voci dei testimoni diretti si stanno spegnendo, opere come questa diventano fondamentali. Ricordare non è solo un dovere civile, ma un atto di riconoscenza verso chi, come scrive il colonnello Renato Malinconico, “ha obbedito senza scegliere” e ha offerto “ciò che di più caro aveva: la sua vita, il suo cuore”.
In questo 4 novembre, mentre l’Italia celebra il suo ricordo nazionale, Carbonara di Nola ha un motivo in più per guardare al passato con gratitudine e al futuro con consapevolezza. Perché, come ricorda il libro, la memoria è un filo sottile, ma robusto, che lega le generazioni e tiene viva l’identità di un popolo.

