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Una storia semplice che diventa un simbolo universale di amicizia, fantasia e innocenza.
di Redazione Cultura
LONDRA, 14 ottobre 1926 — In un’Inghilterra ancora segnata dalle ferite della Grande Guerra, un piccolo orsetto di pezza fece il suo ingresso nella letteratura per l’infanzia e cambiò per sempre l’immaginario dei bambini di tutto il mondo.
Quel giorno, l’editore Methuen & Co. pubblicò per la prima volta “Winnie-the-Pooh”, scritto da Alan Alexander Milne e illustrato con grazia da E. H. Shepard, già noto per i disegni de Il vento tra i salici.
Dal peluche del piccolo Christopher Robin al mito universale
Il protagonista del libro nasce ispirato al vero orsetto di pezza del figlio dell’autore, Christopher Robin Milne, che a sua volta aveva chiamato il pupazzo “Winnie” in onore di una femmina d’orso del London Zoo proveniente dal Canada.
Intorno a Winnie si formò presto un piccolo mondo di amici: Tigro, Ih-Oh, Pimpi, Uffa, Kanga e Roo, ciascuno con tratti umani e difetti affettuosi.
Nacque così il Bosco dei Cento Acri, una fiaba fatta di giochi, domande ingenue e riflessioni sulla vita, narrata con leggerezza e poesia.
Un successo immediato
Il libro fu accolto con entusiasmo da pubblico e critica. Nel giro di pochi mesi le copie andarono esaurite e Milne pubblicò, due anni dopo, il seguito “The House at Pooh Corner” (1928), dove comparve per la prima volta Tigro.
I racconti furono tradotti in decine di lingue e divennero un punto di riferimento della letteratura per ragazzi, tanto che già negli anni ’30 Winnie-the-Pooh era considerato un classico al pari di Peter Pan o Alice nel Paese delle Meraviglie.
La rivoluzione della semplicità
Dietro la tenerezza dei personaggi, Milne nascondeva una delicata riflessione sul mondo adulto. Pooh è ingenuo, ma sa gioire delle piccole cose; è lento, ma sincero; non ha risposte, ma pone domande essenziali.
In un’epoca di modernità e disincanto, la sua filosofia della gentilezza — «Un giorno senza un amico è come un barattolo senza una goccia di miele dentro» — toccò corde profonde in lettori di tutte le età.
Dal libro al mito Disney
Negli anni ’60, i diritti del personaggio furono acquistati dalla Walt Disney Company, che ne fece una serie di cortometraggi e poi un impero mediatico.
Pur addolcita e americanizzata, la versione Disney contribuì a rendere Winnie the Pooh una icona globale, protagonista di film, serie animate e merchandising, mantenendo vivo lo spirito originario di tenerezza e immaginazione.
Il Bosco che non invecchia
Oggi, a quasi cent’anni dalla pubblicazione, Winnie the Pooh resta una delle opere più amate di sempre.
Tradotto in oltre 50 lingue, venduto in milioni di copie e inserito nel Public Domain nel 2022, l’orsetto continua a ispirare artisti, scrittori e genitori.
Come scrisse Milne nella dedica al figlio:
“Questo libro è per Christopher Robin e per tutti quelli che sanno che l’amicizia, come il miele, è una dolcezza che non finisce mai.”
