Oblò. La vecchiaia che non conta più …. Asili quasi vuoti e Ospizi… pieni

Oblò. La vecchiaia che non conta più …. Asili quasi vuoti e Ospizi… pieni

Carmine Magnotti

Si pubblicano molti libri sulla vecchiaia sulla scia di quelli scritti da autori dell’antichità classica. La vecchiaia è  l’età  della vita in cui l’uomo non produce più  e non può  più  candidarsi a farlo manifestando così la sua fragilità. Per la società  dell’efficienza chi finisce di produrre è  destinato allo scarto, all’emarginazione e talvolta alla povertà, perché  i soldi della pensione non sono sufficienti a vivere una vita appena dignitosa. Gli uomini che in genere hanno puntato tutto sul lavoro; finito, finito questo, si trovano davanti ad un vuoto difficile da riempire anche perché  hanno coltivato meno delle donne le amicizie e i rapporti umani limitandoli  alle collaborazioni professionali. La società affida loro funzioni  che riempiono il vuoto del non sapere cosa fare.

Funzioni facili, persino banali ,ma utili: .Vigilare davanti alle scuole forniti di palette per poter permettere ai ragazzi di attraversare la strada, attendere nei centri di emergenza telefonate di che è disperato .e rispondere sostenendo che la vita è un bene da mantenere sempre e, se lo dice un vecchio, deve proprio essere vero. In questa età  si vive il ruolo di nonno curioso e straordinario. In tante famiglie dove i genitori lavorano i figli sono affidati ai nonni che ritornano a vivere la vita di genitori  e accudiscono i loro nipoti meglio di come hanno fatto con i loro figli perché  hanno più tempo libero. Due fragilità  a confronto, che si parlano con il silenzio con lo sguardo.

.Fare il nonno è veramente straordinario perché sperimenta come la scala dei significati attribuiti al mondo sia cambiata radicalmente. .Non c’è nulla di altrettanto importante dei nipotini ,nulla di prioritario che stare con loro anche se non c’è nulla da dire. Il nonno che ride sempre e cerca di promuovere nel proprio, sorriso, di fargli comporre una parola che pronuncia per la prima volta.. Il vecchio ha vissuto tant’è tant’è  che lo hanno arricchito perciò  è diventato saggio .e la sua saggezza è  messa a disposizione dei giovani. I vecchi, inoltre, sono la memoria storica vivente di una comunità fatta di storia locale, personaggi  tradizioni, usi e costumi. .La memoria storica segna l’identità  di una comunità. fronte alla vecchiaia talvolta  bisogna ricredersi intorno ai valori che hanno regolato la propria vita .Occorre ammettere che la rincorsa al denaro e quindi al potere, la mancanza di condivisione e di comprensione hanno causato lo smarrimento dei valori veri della vita::dedizione, affetto, amore e comprensione. .Il numero degli anziani e maggiore di quello dei giovani e l’ Italia è sempre più  un paese di vecchi con asili sempre più vuoti e ospizi sempre più  pieni. Ai nostri vecchi pensano le badanti rumene o ucraine che hanno preso il posto dei figli. Una volta il vecchio viveva in famiglia con i figli sposati da cui era accudito e moriva contento e sazio della vita. Oggi quando un vecchio si ammala viene affidato agli ospedali dove si apprende il linguaggio della malattia.