NOLA-AVELLA- “Il Cippo Abellano. Una nuova interpretazione e scritti a corredo”. Il testo di Caiazza che da origine a nuove verità. Appuntamento al Museo Archeologico di Nola

NOLA AVELLA  Il Cippo Abellano. Una nuova interpretazione e scritti a corredo. Il testo di Caiazza che da origine a nuove verità. Appuntamento al Museo Archeologico di Nola

Il Cippo Abellano è un documento epigrafico di straordinaria importanza sia dal punto di vista linguistico, rappresentando uno dei più lunghi e complessi testi in lingua osca che si sia conservato, sia dal punto di vista dei riferimenti storici e giuridico-amministrativi in esso contenuti. Si tratta di un lastrone di pietra calcarea (alt. 19,25 m; largh. 0,55 m; sp. 0,275 m) iscritto sulle due facce principali. L’epigrafe, che utilizza l’alfabeto sannitico di tipo evoluto, con segni alfabetici di altezza media di 3,5 cm, è datata al II sec. a.C., probabilmente in età post-graccana. Il Cippo doveva essere infisso al suolo in un’area di pertinenza pubblica, che poteva essere il santuario di Ercole al quale fa riferimento, o la piazza principale di Avella; in virtù del suo carattere pubblico, una seconda copia doveva essere conservata anche a Nola. Il Remondini, che lo acquistò per poi portarlo a Nola nel Seminario Vescovile, dove tutt’ora è conservato, ricorda che il Cippo fu rinvenuto nel 1745 ad Avella, nella zona di S. Pietro, dove era «ridotto a servir di soglia di porton di una casa» da sessanta anni, da quando era stato rinvenuto sul Castello di Avella. Tale provenienza è stata messa in discussione sulla base della tendenza, nell’ambiente antiquario sette e ottocentesco, a suffragare l’autenticità e il valore di reperti, iscrizioni o altri manufatti, assegnando loro una provenienza indiscutibilmente ‘nobile’: nel caso di Avella, si tratta del Castello, che ai tempi dell’abate Remondini, in assenza di resti monumentali visibili della città romana, incarnava nell’immaginario collettivo gli antichi fastigi. Il problema dell’originaria collocazione del cippo, che si incrocia con quello dell’ubicazione del santuario di Ercole, resta tuttora irrisolto. Al riguardo, alcuni nuovi elementi sono emersi dalla recente individuazione di un’area pubblica con edifici monumentali – forse pertinenti al foro della città – nella località Santissimo in stretta contiguità con la località S. Pietro dalla quale proviene il Cippo; questo rinvenimento potrebbe confortare l’ipotesi che quest’ultimo fosse originariamente collocato non molto lontano dal luogo dove fu poi rinvenuto in condizioni di reimpiego. 

A dare una nuova interpretazione alla famosa lastra di pietra calcarea   è Domenico Caiazza che nel testo dal titolo “Il Cippo Abellano, una nuova interpretazione e scritti a corredo” ricostruisce quella che può essere una nuova verità. Il 4 marzo infatti a Nola presso il Museo Archeologico sarà l’occasione per confrontarsi sulle fonti storiche grazie alla presenza di numerosi studiosi della materia che prenderanno parte alla presentazione del testo. 

Il volume che si compone di 288 pagine,  nel I capitolo offre oltre la traduzione del testo, edito a metà del 700 e sinora sostanzialmente incompreso, la comparazione con i precedenti tentativi esegetici;  nel II propone l’etimologia ed il significato di due termini cruciali nel testo (slage e urruvù); nel III capitolo offre la restituzione topografica sul terreno del testo; nel IV viene analizzata la radice treb di un verbo cruciale per la comprensione del testo; nel V vengono discusse etimi e funzioni dei magistrati e assemblee menzionate nel Cippo; nel VI si tratta delle istituzioni che non compaiono nel testo ma che è possibile ricostruire; nell’appendice vengono mostrate le fonti storiche ed epigrafiche che dimostrano una fase monarchica nella storia dei popoli Italici, negata dal Devoto in poi, e proposti nuovi spunti di lettura del mondo istituzionale sabellico.

 

 

NOLA AVELLA  Il Cippo Abellano. Una nuova interpretazione e scritti a corredo. Il testo di Caiazza che da origine a nuove verità. Appuntamento al Museo Archeologico di Nola